Mi giro e mi
rigiro fra le coperte.
Il materasso ha la giusta consistenza, ma il cuscino è troppo soffice e non regge la
testa che affonda come se fosse in una nuvola.
Provo a
metterne insieme due.
Macché, è la
stessa cosa!
Mi viene in
mente di un avvocato che quando viaggiava si portava sempre sotto il braccio un cuscino e ridemmo quando lo vedemmo arrivare all'aeroporto di Detroit. Lui cercò di giustificarsi
dicendo che senza il proprio cuscino non riusciva a dormire!
- Per fortuna
che il suo sonno non è condizionato dal materasso, v’immaginate? - disse
qualcuno.
Beh, adesso
in questo albergo di Kuwait City mi riconosco solidale con quell'azzeccagarbugli.
Accendo la
televisione e comincio a far scorrere le immagini. M’arresto su Historical Channel che trasmette una la
biografia di Caravaggio.
Grande
Caravaggio! Era puttaniere, baro, pederasta, biscazziere, ruffiano, attaccabrighe
ma ha rivoluzionato la pittura! Lui e Van Gogh sono nella mia top ten!
Cambio
posizione e sento il fruscio della carta.
Poco prima
di spegnere la luce ho sfogliato dei quotidiani trovati all'aeroporto di
Beirut.
Accendo la
luce di notte. Cerco i miei occhiali. Sul comodino non ci sono. Tasto fra le
coperte, dentro esse. Niente.
Illumino
tutta la stanza schiaccio l’interruttore centrale. La luce è talmente intensa che la stanza sembra
trasformata in un set d’un film. Scosto le coperte
spazientito e ricomincio a controllare fra esse. Ancora niente.
- Calma,
Italo! Adesso tu ti calmi! – mi dico – Cerca di ragionare. –
Ragiono.
Scendo dal letto
e finalmente li trovo. Giacciono sotto di esso, placidi, beffardi e totalmente
indifferenti allo stress che mi provocano.
Li raccolgo,
li guardo.
- Ma va
fanculo! – dico. Sono l’oggetto in assoluto più insultato.
L’inforco e
mi rinfilo dentro il letto.
Recupero il
giornale scritto in inglese.
“Il regime
s’impossessa delle città in Siria mentre il mortale conflitto supera il
suo millesimo giorno” leggo. Il titolo è impreciso perché non si capisce di
quale città si tratta.
Sopra
l’articolo una foto sfuocata.
E’
drammatica.
I colori
sono sbiaditi come se la scena fosse coperta da una coltre di polvere. Risalta solo la
blusa nera e rossa di un uomo incappucciato che porta sulle spalle una giovane
poco più che bambina. Il volto della ragazza è pallido e su di esso è
impressa un’espressione di spavento incredulo. La bocca è semiaperta come se
fosse in procinto di gridare. Accanto alla coppia si vede, messa di spalle, una donna (almeno così mi sembra) che tiene
con la mano sinistra un fucile mitragliatore. In lontanza, s'intravedono due uomini che
sembrano di passaggio ed osservano la scena. La scena scorre davanti ai miei occhi nella sua tragica dinamicità.
Vedo l’uomo correre e sopra le sue spalle ondeggiare il corpo della giovane che non riesce a gridare.
Vedo l’uomo correre e sopra le sue spalle ondeggiare il corpo della giovane che non riesce a gridare.
Leggo la
didascalia.
“Aleppo. Un uomo
trasporta una ragazza ferita che è sopravvissuta a quello che gli attivisti
dicono essere un incursione aerea delle forze leali ad Assad.”
Nelle pagine
interne un’altra fotografia accompagna il seguito dell’ articolo.
Questa volta
l’immagine è in bianco e nero. Tre personaggi, un uomo e due donne, camminano o piuttosto sembrano che passeggino in un viale alberato con borghesi villette di città semidistrutto dai
combattimenti.
Pali
abbattuti, macerie, rami che invadono la carreggiata e … quei tre che
passeggiano come se avessero deciso di sgranchirsi le gambe dopo un buon pasto
domenicale!
L’uomo ha le mani in tasca e le due donne, con un tocco orientaleggiante, sembrano aver curato il loro abbigliamento prima di quella sortita.
L’uomo ha le mani in tasca e le due donne, con un tocco orientaleggiante, sembrano aver curato il loro abbigliamento prima di quella sortita.
Una scena
con forti contrasti.
La
didascalia: degli abitanti di Nabak s’avventurano nelle strade deserte e
distrutte della città, dopo la conquista dell’armata siriana di ieri.
Nell'articolo trovo alcune statistiche: 100.000 morti, 2,5 milioni di sfollati, 2.2 di
rifugiati all'estero. Sembra proprio che quelle cifre debbano crescere mentre ancora non si sa di cosa discutere a Ginevra.
La mia testa
si svuota, non so cosa pensare … qualsiasi riflessione mi sembra priva di
significato.
Penso che
mentre leggo i giorni di guerra devono essere mille ed uno e così le notti.
Le mille ed
una notte!
Avevo poco
sonno, adesso ne ho ancora meno.
So già che
domani mi domanderanno se ho ben dormito.
- Male! –
risponderò – A causa dei cuscini!-