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venerdì 13 dicembre 2013

Una notte insonne a Kuwait City

Mi giro e mi rigiro fra le coperte.
Il materasso ha la giusta consistenza, ma il cuscino è troppo soffice e non regge la testa che affonda come se fosse in una nuvola.
Provo a metterne insieme due.
Macché, è la stessa cosa!
Mi viene in mente di un avvocato che quando viaggiava si portava sempre sotto il braccio un cuscino e ridemmo quando lo vedemmo arrivare all'aeroporto di Detroit. Lui cercò di giustificarsi dicendo che senza il proprio cuscino non riusciva a dormire!
- Per fortuna che il suo sonno non è condizionato dal materasso, v’immaginate? - disse qualcuno.
Beh, adesso in questo albergo di Kuwait City mi riconosco solidale con quell'azzeccagarbugli.
Accendo la televisione e comincio a far scorrere le immagini. M’arresto su Historical Channel che trasmette una la biografia di Caravaggio.
Grande Caravaggio! Era puttaniere, baro, pederasta, biscazziere, ruffiano, attaccabrighe ma ha rivoluzionato la pittura! Lui e Van Gogh sono nella mia top ten!
Cambio posizione e sento il fruscio della carta.
Poco prima di spegnere la luce ho sfogliato dei quotidiani trovati all'aeroporto di Beirut.
Accendo la luce di notte. Cerco i miei occhiali. Sul comodino non ci sono. Tasto fra le coperte, dentro esse. Niente.
Illumino tutta la stanza schiaccio l’interruttore centrale. La luce è talmente intensa che la stanza sembra trasformata in un set d’un film. Scosto le coperte spazientito e ricomincio a controllare fra esse. Ancora niente.
- Calma, Italo! Adesso tu ti calmi! – mi dico – Cerca di ragionare. –
Ragiono.
Scendo dal letto e finalmente li trovo. Giacciono sotto di esso, placidi, beffardi e totalmente indifferenti allo stress che mi provocano.
Li raccolgo, li guardo.
- Ma va fanculo! – dico. Sono l’oggetto in assoluto più insultato.
L’inforco e mi rinfilo dentro il letto.
Recupero il giornale scritto in inglese.
“Il regime s’impossessa  delle città  in Siria mentre il mortale conflitto supera il suo millesimo giorno” leggo. Il titolo è impreciso perché non si capisce di quale città si tratta.
Sopra l’articolo una foto sfuocata.
E’ drammatica.
I colori sono sbiaditi come se la scena fosse coperta da una coltre di polvere. Risalta solo la blusa nera e rossa di un uomo incappucciato che porta sulle spalle una giovane poco più che bambina. Il volto della ragazza è pallido e su di esso è impressa un’espressione di spavento incredulo. La bocca è semiaperta come se fosse in procinto di gridare. Accanto alla coppia si vede, messa di spalle, una donna  (almeno così mi sembra) che tiene con la mano sinistra un fucile mitragliatore. In lontanza, s'intravedono due uomini che sembrano di passaggio ed osservano la scena. La scena scorre davanti ai miei occhi nella sua tragica dinamicità.
Vedo l’uomo correre e sopra le sue spalle ondeggiare il corpo della giovane che non riesce a gridare.
Leggo la didascalia.
“Aleppo. Un uomo trasporta una ragazza ferita che è sopravvissuta a quello che gli attivisti dicono essere un incursione aerea delle forze leali ad Assad.”
Nelle pagine interne un’altra fotografia accompagna il seguito dell’ articolo.
Questa volta l’immagine è in bianco e nero. Tre personaggi, un uomo e due donne, camminano o piuttosto sembrano che passeggino in un viale alberato con borghesi villette di città semidistrutto dai combattimenti.
Pali abbattuti, macerie, rami che invadono la carreggiata e … quei tre che passeggiano come se avessero deciso di sgranchirsi le gambe dopo un buon pasto domenicale!
L’uomo ha le mani in tasca e le due donne, con un tocco orientaleggiante, sembrano aver curato il loro abbigliamento prima di quella sortita.
Una scena con forti contrasti.
La didascalia: degli abitanti di Nabak s’avventurano nelle strade deserte e distrutte della città, dopo la conquista dell’armata siriana di ieri.
Nell'articolo trovo alcune statistiche: 100.000 morti, 2,5 milioni di sfollati, 2.2 di rifugiati all'estero. Sembra proprio che quelle cifre debbano crescere mentre ancora non si sa di cosa discutere a Ginevra.
La mia testa si svuota, non so cosa pensare … qualsiasi riflessione mi sembra priva di significato.
Penso che mentre leggo i giorni di guerra devono essere mille ed uno e così le notti.
Le mille ed una notte!
Avevo poco sonno, adesso ne ho ancora meno.
So già che domani mi domanderanno se ho ben dormito.
- Male! – risponderò – A causa dei cuscini!-