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martedì 24 dicembre 2013

Gli Hobbit


Sono solo nella sala riunioni. 
I miei colleghi sono stati più veloci di me, hanno raccolto le loro carte e sono usciti. Io, invece, ho appositamente rallentato i miei gesti, volevo restare solo.
La stanza si trova nel penultimo piano della sede centrale della società.
A questa altezza, in periodo invernale, è possibile riceve gli ultimi raggi del tardo pomeriggio. Oggi la giornata è stata soleggiata e spesso, durante la riunione, mi sono distratto guardando il cielo azzurro e macchiato da qualche livida nuvola.
Guardo attraverso la finestra. Questa settimana è quella di Natale e ci sarà poca gente in giro. Il quartiere della Défénse sarà quasi vuoto.
Nei giorni che seguono non ho impegni di lavoro pesanti … va bene così … viva il Natale! Via dalla pazza folla!
Prendo una sedia e la dispongo di  fronte alla finestra attraverso cui la luce entra più copiosa. Mi siedo e socchiudo gli occhi per difendermi dai raggi accecanti del sole.
- Ti stai abbronzando? – qualcuno chiede.
Mi giro svogliatamente.
- Ah, Jean-Luc sei tu? – chiedo riconoscendo il mio giovane collaboratore.
- Sì, son io … e chi altro? Credevi che fosse Frederic de Robobat (il presidente; nota dell’autore)? Mi vai bene come capo non voglio che ti licenzino, almeno fino a quando non sarò pronto ad occupare il tuo posto. –
- Certo, quand les poules auront les dents (quando le galline avranno i denti, ma in italiano rende meglio: campa cavallo che l’erba cresce. Nota del traduttore)!  In ogni caso non penso che il presidente possa licenziarmi solo perché mi sorprende seduto davanti alla finestra dopo una riunione … lo conosco da quando era uno dei tanti direttori generali, abbiamo la stessa età! –
Sorridiamo entrambi.
- Com'è andata la riunione? Ho visto tutti rientrare tranne te … credevo che ti avessero spolpato vivo e sono venuto a controllare. – Jean-Luc è un caro ragazzo, ho l’impressione che mi abbia adottato.
- Tutto bene … ci sono due spiegazioni: od io ho la carne troppo dura oppure tutti questi qua – ed indico la sala vuota riferendomi agli astanti usciti da non molto – non hanno i denti sufficientemente aguzzi per masticarmi! –
- Beh, di una cosa mi compiaccio! – mi dice sornione.
- Quale? –
- Ho un capo senza complessi d’inferiorità! -
- Difficile averne con questi qua! –
- Ti va se mi metto accanto a te a prendermi il sole? –
- Why not?  Accomodati. –
- Tanto se entra Frederic de Robobat non può certo licenziarmi … dovrebbe iniziare da te che sei il mio capo! –
Recupera una sedia e la pone accanto alla mia.
- Sembra d’essere sul ponte d'un transatlantico. – dice sedendosi.
- Sì … ma speriamo che non sia il “Concordia”! –
Ride.
Entrambi siamo costretti a quasi chiudere gli occhi tanto il riverbero degli ultimi raggi del giorno è forte.
- Questo week end sono andato al cinema. – Jean-Luc è un appassionato cinematografico.
- Ah, che bello! E cosa hai visto? –
- Il film sugli Hobbit. –
- Ah … com’era? –
- Non male! Ma io non sono un fanatico del genere … ci sono andato giusto per curiosità! … è una trilogia … una storia su dei nani che vogliono riconquistare il loro regno. –
- Ce n’era uno, un po’ petulante, con delle grosse sopracciglia, che dice una cosa e poi la smentisce, che mostra di saper tutto, che è assolutamente accondiscendente col suo capo, che quando ride mostra i denti come i cavalli, che è invidioso degli stipendi degli altri, che è sposato con una donna bionda più alta di lui ed un po’ rifatta, che voleva vincere un premio Nobel? – chiedo tutto d'un fiato.
- Non lo so, ce n’erano tanti … forse uno poteva rassomigliargli.  Ah sì, adesso che mi ci fai pensare uno corrispondeva alla descrizione che hai fatto tu. Ma chi è? –
Apro gli occhi. Sospiro.
Ormai il sole morente s’è nascosto dietro un alto grattacielo.
- Dai su! Alzati. Il sole è tramontato. Andiamo a produrre!  Domani parto, torno nel mio paese!  Anche noi abbiamo gli Hobbit. Quello che hai visto lavora in Parlamento e fa la comparsa. -