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mercoledì 14 ottobre 2015

Grazie Facebook ...

Sì, lo confesso: ho resistito qualche anno prima d'entrare su Facebook.
Alla fine i miei figli m'hanno convinto.Ho diverse persone a cui ho proposto l'amicizia ed altre me l'hanno chiesta ... la maggior parte persone perfettamente sconosciute, molti conoscenti, pochi gli amici.Ormai regolarmente, anzi con cadenza quotidiana, ci entro dentro a curiosare. Controllo il mio blog su cui automaticamente si trasferiscono i miei racconti scritti sul "Guazzabuglio" di Google e poi vado a mettere il naso, anzi il cursore, nei fatti degli altri che benevolmente amano esibire. Ci sono le più svariate tipologie umane e proprio per questo amo Facebook: l'invasato religioso, le ossessionate dalle proprie immagini, gli adoratori dei selfies, il talebano ecologico, il cretino cronico, i paranoici di qualcosa, gli articoli di qualche giornale di provincia ... insomma c'è il mondo!Ma quello che m'intriga di più è scoprire quanti ex colleghi di lavoro sono nel social network, un po' ingessati, in verità, soprattutto coloro che occupano posizioni di prestigio in ambienti aziendali. Quando lavoravo sapevo in modo molto pertinente che alcuni addetti delle risorse umane spiavano le pagine dei dipendenti-membri per scoprire cosa si celava dietro essi. Forse per questo i grandi capi che conosco l'attività di spionaggio dei loro emissari mantengono dei profili il più possibile "normali".
Coloro che amo di più sono coloro che nella vita professionale li ho considerati in modo minore, delle persone grigie.
Facebook mi ha fatto comprendere quanto sia fallace ed irrispettoso il giudizio che si può dare alle persone in ambito lavorativo.
Molte delle persone che io ho giudicato (ed insieme a me molti di coloro che decidono delle carriere degli uomini e delle donne che popolano la fauna aziendale) appaiono sui social network mostrando la loro vita privata, i loro figli, i loro amici ed io ho scoperto che non è vero che sono grigi ma pieni di colori, dei veri arcobaleni!
Forse la mia riflessione può sembrare banale e del tutto inutile ma solo adesso che mi sono allontanato dal mondo del lavoro aziendale riconosco il conformismo che viene domandato per lavorare nelle grandi strutture, quanto si scolora la vita d'un uomo fino a renderlo anonimo e totalmente opaco! Su Facebook incontro le stesse persone che per me erano anonime e m'accorgo che sono amati, stimati e che hanno anche una vita riempita da piccole ed importanti emozioni.
Solo adesso mi rendo conto di quanto io mi sia inaridito in quasi trentacinque anni vissuto al servizio di realtà aziendali.
Sì, grazie Facebook per avermi ridato delle diottrie dopo che il mito della carriera, del potere e dei soldi mi avevano reso miope.