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venerdì 15 gennaio 2016

Come contrastare l'ostracismo di alcuni siciliani noiosi


- In Sicilia il mattino: ti svegli, apri le imposte ed esci sul terrazzo. Ti lasci coccolare dal tepore del primo sole e ti siedi ad osservare con rinnovato stupore il panorama che l'isola ti offre. Potresti starci per ore lasciando che il vuoto s'impadronisca della tua mente che piano piano s'intorpidisce, s'anestetizza e tu non provi più niente. Dopo un po' ti ribelli a qualsiasi stimolo perché t'affezioni alla tua vacuità. Ecco, tutto ciò mi fa paura: non voglio smettere di pensare, non desidero che il mio pensiero s'atrofizzi. La Sicilia mi terrorizza. -
Così mi dice la mia amica Martine, guardandomi con i suoi occhi chiari di savoiarda sedotta dal mar Mediterraneo.
- Non è facile resistere all'anestetico che ti viene somministrato. Pensa che i siciliani lo ingeriscono dai primi giorni di vita! Sì, forse quello che tu dici spiega tante cose dei Siciliani. La Sicilia terrorizza anche me e certe volte ho voglia di scappare a gambe levate ma se lo facessi penserei d'essere un vigliacco. - le dico e per quanto cerco d'avere uno sguardo ironico non so se riesco a nascondere l'inquietudine che pervade il mio animo.


Che la Sicilia sia un'isola incantata? Che abbia ricevuto una maledizione da uno stregone cattivo?
Forse. 
In certi giorni, solamente attraverso il misticismo riesco a trovare delle risposte a delle domande che altrimenti rimarrebbero vuote: perché alcuni miei coisolani sono così resistenti al cambiamento? Perché sono incapaci a trovare delle soluzioni? Perché sono così irriducibilmente sospettosi? Perché sono così supponenti?
Non nascondo che certe volte, dopo discussioni che profumano di surrealismo, io mi sento un po' svuotato ed anche confuso e non trovando spiegazioni ai miei quesiti mi lascio invadere dallo smarrimento e cerco rifugio nell'irrazionale. Mi trovo nella stessa situazione di chi, senza volerlo ammettere apertamente, consulta l'inutile oroscopo in cerca di consolazione nei momenti di scoramento.
Per fortuna mi riprendo velocemente poiché, se m'abbandonassi ad interpretazioni sovrannaturali, mi dovrei dichiarare sconfitto nei confronti di tutti quei siciliani che cercano di far credere che la Sicilia sia un'isola non conforme al resto del mondo e dove s'applicano regole diverse ed ineluttabili. Di conseguenza ogni resistenza è vana di fronte all'ineludibile in quanto si contrasta qualcosa che è più grande di noi. 
Per andar per le spicce, tutto ciò si chiama fatalismo.


A conferma di questa tesi s'adduce alla Storia: in Sicilia è sempre stato così e sempre sarà!
In genere io rispondo: certo la Storia è maestra di vita ma non per questo deve sempre ripetersi nella stessa maniera nei medesimi luoghi! Certo, la cultura siciliana consolidata nel tempo è stata quella della sottomissione della maggior parte della popolazione sotto una classe dominante parassita, ma guardare il passato per spogliarsi della responsabilità di gestire il proprio futuro mi sembra un'attitudine da irresponsabili, da immaturi. Si deve guardare alla Storia, non perché gli eventi più nefasti si ripetano, ma per evitare che siano ancora replicati.


Messa da parte l'argomentazione storica alcuni miei coisolani sfoderano una frase troppo pubblicizzata, una citazione del "Gattopardo": tutto cambia perché nulla cambi.
La mia replica: una frase del genere non fa onore sulla bocca di chi la cita, perché si tratta d'un motto detto da un componente d'una classe parassita. Io non amo il "Gattopardo" perché è un libro che edulcora e celebra una famiglia d'inetti ed approfittatori come lo sono sempre state le famiglie nobili siciliane che non vantano personaggi paragonabili a quelli dei casati del continente europeo. Al romanzo di Tomasi di Lampedusa, preferisco l'affresco fatto da De Roberto. "I Viceré" mi sembra più veritiero e più simile a ciò che deve essere stata la realtà. 
Ma al di là di prese di posizione sul contenuto letterario delle due opere, io penso che la su citata frase non ha nessun senso se estrapolata dal contesto in cui l'autore ha voluto metterla. Infatti se fosse di riferimento alla Storia dell'umanità noi dovremmo essere ancora fra i rami dei Baobab in Africa a chiederci se sia o no il caso di scendere dagli alberi perché il farlo non cambierebbe niente!


Finite le trattazioni letterarie in genere, le discussioni si trascinano e dopo un po' si trasformano in battaglie dialettiche che diventano fine a se stesse. Altre volte proseguono con uno snocciolare d'esempi di tutti coloro che hanno voluto avventurarsi nel sentiero del cambiamento ma che alla fine sono sconfitti ed avviliti (perdonatemi se apro ancora una parentesi letteraria: tutte queste storie  di dannati dovrebbero far capire finalmente per quale motivo la compagnia dei traghetti fra Messina e Villa San Giovanni ha un nome così lugubre: Caronte. Perché fa riferimento all'Inferno di Dante ed alla scritta che ne sovrasta l'ingresso: lasciate ogne speranza voi ch'intrate!).
Quand'ero più giovane e più irruento, questa polemica mi rendeva aggressivo ed abbandonavo il campo piuttosto alterato. La senilità mi ha insegnato la resistenza ed adesso ho imparato a mettere alle corde anche i più irriducibili senza lasciarmi impressionare dalle loro storie di dannati isolani.
A questo punto snocciolano la fantomatica frase: tu sei stato troppo lontano dall'isola ed hai dimenticato cos'è la Sicilia!
Eccola finalmente!
Aspetto questa affermazione con impazienza: il mio interlocutore non ha più argomenti ed io posso infilzarlo col mio stiletto.
La prima reazione è quella di mostrarmi offeso perché s'adduce ad una mia perdita di memoria come se si volesse far riferimento ad un invecchiamento precoce. In genere questa mia replica mette a disagio il mio interlocutore:
- Ma cosa dici? Non volevo offenderti volevo solo dirti che la nostra realtà ti è lontana! -
- No, mi dai del rincoglionito ... -
Questa mia superiorità sul piano psicologico mi permette di passare all'attacco senza che l'altro possa troppo risentirsi.
- Vedi, io ho lasciato la Sicilia e questo m'ha permesso di conoscere nuove realtà che ho potuto mettere a confronto con quella nostra e sono arrivato ad una conclusione: la Sicilia vuole restare quel che è perché al siciliano medio, quello più miope, conviene che sia così! In fin dei conti la qualità della vita non è peggiore di quella che si può trovare altrove. Sì, le strade fanno schifo, l'immondizia lorda i paesi e le campagne, i servizi non esistono ma chi se ne frega? Vivere si vive e comunque se c'è un problema ci s'arrangia ... nessuno pretende la perfezione e lo stress è fra i più bassi che si possano registrare ... in fin dei conti perché complicarsi la vita? ... beh, perché te lo dico io: la Sicilia sta morendo e non ci sarà nessuno che penserà a salvarla se non lo facciamo noi stessi. La politica del tirare a campare perché "comunque qualcosa accadrà per tirarci fuori dalla merda" ha i giorni contati. Il mio non è semplice pessimismo ma purtroppo del realismo. La leggenda che la Sicilia la capiscano solo i siciliani non tiene più ed semplicemente un ridicolo e noioso "leitmotive" che suona stonato. Le mie considerazioni partono solo da una constatazione: o sappiano mostrarci in grado di competere acquisendo vere competenze e "savoir faire" in modo da saper guadagnarci la vita autonomamente oppure saremo abbandonati a noi stessi. -
A questo punto ecco che viene presentata l'ultima e più strenua argomentazione:
- Per fare tutto quello che dici, ci vogliono infrastrutture, investimenti e quindi finanziamenti ... ci vogliono i "piccioli"! Dove li pigliamo i "piccioli"? -
No, non bisogna farsi impressionare da questa che dovrebbe essere una disperata osservazione.
- La Sicilia di soldi ne ha ricevuti molti, tanti ... ma cosa n'ha fatto? ... beh, lo sappiamo! Inutile farci del male ricordandocelo. Perché dovrebbero darcene altri? ... se vogliamo riceverne ancora dobbiamo semplicemente essere convincenti e mostrare con piani concreti e seri che chi investe avrà ritorni e non butterà i soldi in un pozzo senza fondo. Dobbiamo mostrare che sappiamo realizzare e far dimenticare che siamo capaci di coprirci di ridicolo con esecuzioni d'opere che dopo decenni non hanno ancora visto la luce. Dobbiamo imparare a progettare, a studiare prendendo il nostro destino in mano, acquisendo un vero senso civico ed abbandonando la nostra stupida presunzione sull'ineluttabilità del nostro destino. Le nuove generazioni potranno farlo se noi smetteremo d'imporci come esempio da seguire. Noi siamo fottuti! -
- Tutta teoria la tua ... non succederà mai quello che dici tu! - ed ecco l'anatema - Tu rimarrai solo e sarai sommerso dai "ma c'a fari chistu?" (per i non poliglotti: ma cosa vuole fare questo?) -
A questo punto, in genere chiedo:
- Ma cosa proponi tu, allora? -
Lo sguardo dell'intelocutore si perde, vuoto.
Allora mi rendo conto che non ho di fronte a me qualcuno che ha il cervello anestetizzato ma purtroppo qualcuno che ha subito una lobotomia. Inutile proseguire.
La situazione è veramente grave, irreversibile, da ricovero immediato.


Per fortuna che fra noi siciliani ce ne sono sempre di meno d'ammalati così letali.
Si tratta di combattere un'epidemia che può essere perniciosa quanto l'Ebola: bisognerà circoscrivere la zona, fare un cordone sanitario ed aspettare che i malati più gravi muoiano. Se si vuole entrare nell'area di contagio sarà d'uopo d'armarsi di maschere ed indossare delle bardature che impediscano ogni contatto.
Che la Sicilia non abbia bisogno di "Medici senza frontiere"?


martedì 12 gennaio 2016

Il laboratorio spaziale



- Papà hai ascoltato “Space Oddity” cantata dall’astronauta canadese? –
- Tu parli della canzone di David Bowie? –
- Sì, è stata la prima canzone registrata nello spazio. Guarda ed ascolta … -
Sto scrivendo un articolo ma lui s’impossessa del mio mouse e va su Youtube.
Entrambe osserviamo l’inizio del video.
Delle note di piano accompagnano il volo del laboratorio spaziale sospeso nel cielo mentre sotto di esso scorre una terra nuvolosa.
La musica è lenta quasi svogliata ma presto riesco a distinguere il motivo vecchio più di quarantacinque anni.
Forse sono trascorsi gli stessi anni da quando frequentavo Carmelo.
Mentre il video mostra l’astronauta dalla voce triste cantare io penso alla rimpatriata di oggi col mio vecchio compagno di classe.


Ci siamo dati appuntamento ad Augusta, in un bar.
- Ti ringrazio d’essere venuto da Noto. –
- L’ho fatto con piacere per rivedere un vecchio compagno di classe e per discutere con te del progetto dell’associazione “La Sicilia e noi” che vorrei costituire. –
Guardai Carmelo.
Avevo di lui un’immagine un po’ confusa, troppo lontana nel tempo. Cercai d’immaginarmi le sue fattezze d’adolescente ma non fu facile. Davanti avevo un signore con i capelli canuti quasi immacolati ed un viso rotondo dai tratti gentili.
Mi chiesi cosa vedeva lui in me.
Un uomo un po’ imbolsito e con i capelli e la barba grigia … niente di più.
- Io non mi sono mai mosso da Augusta. – esordì.
- Io me ne sono andato a malincuore all’età di quindici anni ma non ci sono più voluto tornare … troppo sconquassata ed imbruttita, troppo lontana dai miei ricordi. Dieci anni fa sono tornato in Sicilia ma per costruirmi una casa a Noto … adesso quasi ci abito. –
Ci raccontammo un po’ la nostra vita e mi resi conto che l’unica cosa che avevamo ancora in comune erano solo gli anni delle scuole medie passati sugli stessi banchi di scuola.
Ben presto ci rendemmo conto che non avevamo nient’altro da dirci. Ma Carmelo rilanciò l’argomento che ci aveva portato ad incontrarci.
- … bene, allora vuoi fare un’associazione se ho ben capito leggendo il post che hai pubblicato su Facebook … un caffè, per favore. – chiese alla cameriera che ci guardava – Tu vuoi niente? –
- Un caffè, anch’io. Grazie … sì, certo voglio creare un movimento d’opinione! –
- Vuoi fare la rivoluzione? –
- No, nessuna rivoluzione … vorrei che le cose cambiassero e che la gente cominciasse ad aggregarsi. –
- Per far che? –
- Per non permettere che la Sicilia si sgretoli e che non rimangano solo macerie. –
- Insomma vuoi fare della politica. –
- Ma quale politica! Vorrei creare solo un’associazione che faccia pressione sui politici e non importa per quale partito militino. -
Carmelo mi guardò con aria inespressiva.
- Non capisco spiegati meglio. –
- Ecco, io penso che l’unica ricchezza rimasta su cui può puntare la Sicilia sono le vestigia che la storia ci ha lasciato … insomma il patrimonio artistico, culturale e quello paesaggistico … bisognerebbe portare più riguardo a quest’ultimo perché attraverso esso si può creare lavoro. Si può attirare l’attenzione d’investitori che credono nella Sicilia … inutile cercare finanziamenti statali con l’Italia e la regione Siciliana indebitati fino al collo. La nuova generazione può sperare nell’occupazione. –
- Belle parole, ma qual è la tua strategia? –
La cameriera ci portò i due caffè.
Era truccata come Amy Winehouse e sulle punte delle unghie s’era fatta incollare degli artigli dai colori impossibili.
Mi chiesi come diavolo faceva a lavorare con quelle dita.
Carmelo ed io prendemmo una pausa.
Il mio ex-compagno di scuola beveva il caffè amaro, io invece, dentro la tazzina, ci versai l’intera bustina di zucchero.
- Ecco tutto si deve muovere su due assi: uno promozionale affinché si sviluppi una vera presa di coscienza del vasto patrimonio di cui siamo detentori, l’altro di denuncia nei confronti delle amministrazioni inadempienti o distratte. Insomma sarebbe bello che fra le tante promesse che fanno i politici per farsi eleggere ci sia anche quello del recupero e della valorizzazione delle ricchezze regionali! –
- Promesse, promesse … sai quante te ne fanno i politici? Una volta eletti chi si ricorda delle promesse? … eppoi io non credo che tutta questa attività di denuncia porti a qualcosa … i politici se ne fregano e tu ti fai molti nemici … a cosa serve farsi dei nemici? –
- Beh, se t’investi in una causa qualche nemico te lo fai. –
- Ma tanto qui non cambia nulla … ti sei messo su internet alla ricerca di chi crede nella valorizzazione della Sicilia, tutti t’inviano i loro “mi piace” ma poi, quando si deve fare qualcosa … ti lasciano solo. –
- Insomma la filosofia del Gattopardo ancora non è morta da queste parti. -
Rimanemmo in silenzio mentre io mi chiedevo perché avessi deciso di perdere quel pomeriggio ad Augusta.
- Sai cosa diceva mio nonno? – chiese ad un tratto Carmelo.
- No, cosa diceva tuo nonno? –
- Vasa ‘dda manu ca vo’taghiata … bacia la mano che vorresti tagliata. –
- Forse bisognerebbe smetterla di baciare le mani e pensare a tagliarle un po’! Sai che dice un mio amico palermitano? –
- No, che dice? –
- Che se si vuole pulire la Sicilia e renderla migliore, bisogna togliere il tappo per farla affondare. Aspettare venti minuti e farla riemergere. Poi, levare il tappo di nuovo per farla nuovamente affondare per evitare che qualche siciliano sia ancora sopravvissuto. Alla fine la si fa riemergere definitivamente … ecco, anche se lui racconta ciò per far divertire gli amici, io in questo momento ascoltandoti vorrei andare a cercare il tappo. –
- Attento, perché magari annegato ci finisci tu. –
- Sì, certo, ma io la mia vita l’ho fatta … l’importante è che i miei figli, la gioventù che verrà dopo di noi sappia nuotare e meriti di restare a galla. Noi abbiamo il dovere di nutrire almeno la speranza delle generazioni che seguiranno la nostra. –
- Eccola la nuova gioventù! – disse il mio ex-compagno di classe indicandomi un gruppo di giovani che facevano capannello nella piazza – Tutti col bicchiere in mano e con i capelli tagliati come se avessero sulla testa uno scopino del cesso! -
No, non ci lasciammo bene con Carmelo … chissà se fra quarantacinque anni c’incontreremo ancora?


Ormai sullo schermo scorrono le ultime immagini dell’astronauta canterino.
Sono passati più di quarantacinque anni da quando quella canzone è stata scritta ed adesso è arrivata pure nello spazio mentre qui in Sicilia nulla è cambiato.
No, io non farò la rivoluzione spero però che un giorno qualcuno la faccia.
Ma dallo spazio, guardando la Trinacria, non è possibile vedere dov'è stato messo il tappo?




domenica 10 gennaio 2016

La Sicilia e noi




In un mondo che è sempre più globalizzato e che sta vivendo un cambiamento strutturale che marcherà la vita di coloro che verranno dopo di noi, io penso alla mia Sicilia. Così piccola, in fondo, con solo cinque milioni d’abitanti (cosa possono contro i sette miliardi del resto del globo?) e con una popolazione che sta invecchiando perché le nascite stanno sempre più diminuendo.
Mi chiedo dove va l’isola che mi ha dato i natali, che mi ha ospitato fino alla mia adolescenza, che mi ha procurato le emozioni che hanno accompagnato la mia vita?
Non so dove andrà e cosa diventerà. No, non lo so.
So solo quello che non vorrei che diventasse: una terra morente a causa dell’indifferenza e della stupidità di certi suoi figli.
Ecco io vorrei che non si spegnesse, che non si sgretolasse, che non sparisse … vorrei che vivesse.
Cosa fare?
Beh, forse bisognerebbe porsi una domanda? La Sicilia è un’ammalata grave?
Io non lo credo e la mia convinzione si consolida quando vago nelle sue terre quando parlo con i siciliani più illuminati (non siete pochi, credetemi!).
Allora mi dico che bisogna sedersi al capezzale della Sicilia e cominciare a somministrare delle medicine che le consentano di recuperare le forze per non farla cadere in una grave malattia irrecuperabile.
Bisogna che l’isola riceva delle cure ricostituenti ed è inutile andarle a cercare al di fuori dei suoi confini perché le medicine sono là, a portata di mano.
Le medicine siamo noi.
Sì, noi con la nostra consapevolezza di vivere in una terra magnifica e che non vogliamo che sia avvilita dall'ignoranza e dalla barbarie.
Per poter compiere questa impresa dobbiamo cominciare ad metterci insieme vincendo quell'individualismo che ha connotato la nostra storia millenaria.
Ecco, bisogna associare le nostre forze.
Metto fine a questo preambolo è passo al dunque:
vorrei proporvi la costituzione di un’associazione il cui scopo è quello di valorizzare e di far scoprire le bellezze paesaggistiche ed architettoniche della Sicilia!
L’intento non è solo promozionale ma più concreto: promuovere azioni d’intervento per salvaguardare le ricchezze storiche dell’isola. La Sicilia, infatti, raccoglie testimonianze della civiltà mediterranea pregne d’inestimabile valore e che rischiano d’essere perdute per disattenzione, incuria e vandalismo.
Questa è la medicina di cui ha bisogno la nostra degente.
Non è infrequente che l’isola riceva degli elogi per il suo patrimonio e che ciò ci renda fieri tanto da spingere noi siciliani ad esternare il nostro orgoglio che si trasforma in autocompiacimento. Purtroppo tale atteggiamento porta ad indulgere su fatti ed avvenimenti che meriterebbero, invece, una chiara condanna e che conducono al degrado della Sicilia.
Quante volte per impotenza e per rassegnazione non abbiamo voluti vederli?
Quante volte abbiamo distolto lo sguardo dai cumuli d’immondizia o abbiamo fatto finta di non vedere l’incuria che rosicchia la bellezza d’edifici che hanno conosciuto periodi di fasto? Quante volte ci siamo arresi alle devastanti costruzioni che hanno reso orripilante il paesaggio delle nostre più belle città? Quante volte abbiamo osservato con orrore ed impotenza gl’incendi dolosi che bruciano ed anneriscono l’isola? Quante volte ci siamo sentiti offesi per l’arroganza di coloro che incuranti del bene comune hanno costruito dove non era permesso? Quante volte abbiamo assistito impotenti all'inquinamento dei nostri mari?
Tante volte, forse troppe.
Ecco l’associazione che vorrei creare s’indirizza a coloro che con orgoglio dicono: la Sicilia è bella!
Penso che il bacino d’utenza a cui mi rivolgo è vasto e comprende non solo tutti i siciliani ma tanti non isolani che credono nella Sicilia. Tale consapevolezza nutre in me la presunzione nel pensare che saranno molti ad aderire.
Tengo ad aggiungere che la motivazione che mi spinge a proporre questa associazione non è solamente estetica ma risiede anche nella consapevolezza che il futuro di noi tutti e delle prossime generazioni è la salvaguardia del nostro patrimonio. Infatti solo attraverso esso sarà possibile sviluppare e consolidare l’attività turistica che è rimasta il vero e solo motore dell’economia isolana.
Piuttosto che dilungarmi nella prosa preferisco schematizzare qui di seguito i principali assi su cui si dovrebbe muovere l’associazione "La Sicilia e noi" :

Obbiettivi dell’associazione

a)  Portare alla conoscenza d’un più vasto pubblico, attraverso strumenti mediatici, i monumenti, le bellezze paesaggistiche del territorio;
b)  Segnalare monumenti e siti nascosti o misconosciuti e dimenticati per favorirne il recupero e la valorizzazione;
c)  Denunciare tutte le azioni che possono portare al degrado del patrimonio isolano;
d) Divenire un movimento d’opinione che faccia pressioni a tutti i livelli, soprattutto politico, per favorire gl’interventi di recupero e di salvaguardia. L’associazione non è un organismo politico;
e)  Effettuare un’azione pedagogica in modo tale che fin dai primi anni d’istruzione si riesca a rendere sempre più sensibili le generazioni future al fenomeno della salvaguardia del patrimonio.

Strumenti operativi dell’associazione

a) Il social network Facebook attraverso il quale saranno visibili i dibattiti dei membri dell’associazione. La trasparenza dei confronti sono alla base della filosofia dell’associazione. Attraverso lo stesso mezzo sarà possibile effettuare le votazioni degli organi direttivi che rimarranno in carica per solo due anni;
b) Il social network fotografico Instagram per documentare visivamente sia il patrimonio per denunciare il suo degrado;
c) Escursioni autofinanziate ed organizzate dai membri dell’associazione;
d) Sessioni pedagogiche a favore degli alunni delle elementari e delle medie.

Organi direttivi e di coordinamento

a)  Il presidente è eletto attraverso Facebook ed eleggibile per soli tre mandati consecutivi. I mandati sono annuali. Il compito del presidente è coordinare l’attività dell’associazione e fissare le priorità delle azioni da mettere in atto nel corso del suo mandato. Le priorità deve essere resa nota agli associati prima dell’elezione. L’elezione è diretta;
b) Il Comitato esecutivo è eletto attraverso Facebook. Come per il presidente i singoli membri sono eleggibili solamente per tre mandati annuali consecutivi. Ogni componente del mandato esecutivo avrà un compito specifico (es. segretario, tesoriere, responsabile dei network, responsabile pedagogico, responsabile culturale);
c) Responsabili operativi sono a capo della zona d’appartenenza ed ogni loro mandato è di almeno tre anni.
d) Tutti i componenti degli organi direttivi e di coordinamento sono volontari e non sono retribuiti. E’ previsto solo il rimborso delle spese previa autorizzazione del comitato esecutivo.

Queste sono, dunque, le linee guida dell’associazione che sarà costituita prossimamente.

Io vi aspetto su FB, la Sicilia vi aspetta … siate militanti.