Ci sono alcuni giorni in cui, anche se si
è pieni di lavoro e si hanno tante cose da fare, ci si annoia.
E’ lo spirito nel più profondo di noi che
è annoiato. Oggi è proprio una giornata così.
Sto leggendo un rapporto sull'attività della
mia società in Cina, su cui devo fornire la mia valutazione. Inoltre, entro la fine
della serata, devo anche terminare di redigere una relazione. Fra qualche minuto devo incontrare uno degli uomini più noiosi di questa terra.
Non so se sopravvivrò a questa
giornata. Scherzo. Certo che sopravvivrò, eccome!
Il Natale mi sembra lontano, anche s’è
imminente.
Sbadiglio, sento le palpebre pesanti come
se fossero di piombo.
Lo confesso, nei confronti dei miei
colleghi francesi ho un profondo senso d’inferiorità!
Hanno una capacità per me ignota di leggere
documenti noiosissimi riuscendo a concentrarsi tanto da essere in grado di fare
delle osservazioni interessanti. Io devo
forzarmi.
- Sorry,
I am Italian (scusate, sono italiano; nota del traduttore) - dico ogni
tanto con un tono falsamente modesto.
I miei colleghi ridono ma ho il
sospetto che, in fondo in fondo, pensano che quelle scuse sono dovute.
- Monsieur,
monsieur de Guillaume è arrivato.- annuncia la mia assistente (perché non si
dice più segretaria? Forse si associa tale mestiere ad una funzione servile o boccaccesca?
A causa dell’immagine degradata che offrivano alcuni film degli anni 70? Che mostravano nelle locandine tante segretarie, infermiere e cameriere in
posizioni scollacciate e porcarecce? Perché si è passati da spazzino, a netturbino
per poi arrivare ad operatore ecologico? Perché non si dice più puttana, prostituta,
peripatetica ma escort? Perché non si usa più il termine omosessuale ma gay? …
oddio, sto bruciando un argomento che mi sarebbe ben servito come materia per
un altro post!).
- Sì, certo fatelo entrare. –
Mi alzo e gli vado incontro.
- Ciao Yves. Come stai? –
- Ciao Italo, bene e tu? –
- Prego, siediti. –
Yves: degli occhiali alla Cavour e dietro
ad essi degli occhietti che vorrebbero essere scrutatori ma alla fine sembrano
solo miopi; una calvizie che ogni anno conquista qualche centimetro di più della
calotta cranica; una dialettica affettata e forzatamente ricercata che necessita di pause per scovare
il termine sempre appropriato; un anello chevalier con lo stemma di famiglia rigorosamente ostentato sul mignolo
della mano sinistra.
Lo guardo e lui fa lo stesso. Siamo seduti uno di fronte all'altro.
- In che cosa posso aiutarti? – gli domando.
Io conosco la ragione della sua visita ma lascio
che lui segua il suo canovaccio.
- Volevo giusto informarti che nella
società dove lavoro le vendite … … -
Yves è stato messo in naftalina.tre anni fa, forse perché era troppo
noioso.
Hanno deciso che non era adeguato per la funzione che ricopriva e che bisognava metterlo da parte. L’hanno nominato direttore
finanziario d'una piccolissima società del gruppo. Prima era un “pezzo grosso”
in una divisione che fatturava svariati miliardi. Un giorno non è più risultato
gradito ed hanno deciso che doveva essere messo in un armadio.
Io fui contrario.
- Mandatelo via. Dategli un assegno e
mandatelo via. –
- Costa troppo. – mi risposero.
- Certo, ma così lo uccidete
lentamente … un uomo ha il diritto di cadere e di risollevarsi e non di sentire
la sua dignità rosicchiata ogni giorno di più. –
- Sei troppo duro. – mi dissero.
L’hanno allontanato dicendogli che
aveva bisogno di stare un po’ in disparte e che sarebbe tornato presto in circolo.
In effetti, l’hanno dimenticato.
Lui cerca di farsi ricordare
domandando d’essere ricevuto.
Periodicamente ogni tre, quattro mesi
ed immancabilmente alla fine di ogni anno, chiede d’incontrarmi.
Penso che per lui sia molto dura.
Ti guardo, Yves. Guardo i tuoi
occhietti e so che fra poco, dopo aver smesso di raccontarmi delle frottole, diventeranno umidi perché ti emozionerai mentre mi dirai di quanto ti senti umiliato. Guardo la tua mano inanellata con un
simbolo che ricorda la vecchia nobiltà che tu non hai più.
Io ti consolerò, Yves.
Ti dirò che l’importante è la
considerazione di chi amiamo. Ti dirò che un uomo non è tale perché lo dicono
dei colleghi d’ufficio ma perché ogni giorno lo dimostra attraverso l’agire. Ti
dirò che abbiamo dei figli e che solo ad essi dobbiamo veramente rendere conto.
Ti dirò che il vero mondo non è quello che si trova dentro una multinazionale ma dentro di noi. Ti
dirò che ciò che importa è il ricordo che lasciamo e non una carriera illusoria ed effimera.
Mi dirai grazie ed io mi sentirò un
verme.
Ti darò una pacca sulla spalla.
Buon Natale, Yves ….