E' sera
... anzi sarebbe più giusto dire … è notte.
Tracanno l'ultimo sorso di birra. Direttamente dalla
bottiglietta. Sì, proprio così … adoro bere la birra dalla bottiglia (mai
dalla lattina!). Acqua e vino, invece rigorosamente dal bicchiere. Perché? Non
lo so … forse se mi mettessi in analisi potrei scoprire l’arcano.
Ascolto di
sottofondo delle musiche di Bach che Youtube
mi propina da una selezione scelta a caso.
Coll'aiuto del mouse scorro le foto dei differenti personaggi, amici o no, che s’affacciano
sul mio profilo.
Sono
quasi affascinato di vedere tutti quei volti, alcuni conosciuti altri no. Tutte
quelle individualità che fanno massa, che fanno umanità … una comunicazione
semplice, quasi elementare. I social network ci riportano in una dimensione
infantile, dove la comunicazione è essenziale fatta da “mi piace” e “non mi
piace”. Utilizzando un codice binario, lo stesso che fu all'origine dei primi
computer. Il loro funzionamento era semplice e basato su bit, byte e quando si
voleva esagerare si parlava di “k”.
Sorrido perché penso che il computer sta a me come l’aeroplano
stava a mio nonno. Son cresciuto seguendo lo sviluppo dell'informatica mentre mio nonno quello dell'aeronautica.
Quando lui
nacque gli aerei non esistevano ancora.
I primi
voli s'effettuarono quando doveva essere poco meno che adolescente. Dopo una laurea in ingegneria, si
prese una specializzazione alla Sorbona e divenne pilota durante la prima
guerra mondiale.
Pilotava i Caproni. Partecipò alla seconda guerra mondiale
volando sui ricognitori.
Mi
ricordo quando, ormai vecchio e paralizzato nella metà del corpo, lo vidi
salire su un Caravelle. Lo portarono sulla pista in carrozzella. Quando
arrivarono ai piedi della scaletta cacciò col bastone gl’inservienti che
volevano portarlo su a braccia. Salì trascinando la sua gamba addormentata da
un ictus che l’aveva colpito qualche anno prima.
Io ero
affacciato sull'ampia balconata dell’aeroporto di Catania. Allora la
costruzione era molto più piccola e all'interno non vi erano né controlli
bagagli né code. Nel bar vendevano cannoli ed arancini, proprio come adesso.
Provai tanta pena per lui ma, quando
vidi la sua bianca zazzera sparire dentro la carlinga, gridai: bravo
nonno! Trattenni un singhiozzo, poiché l'emozione che m’attanagliava
il cuore. Forse una lacrima mi tradì.
Avrei
voluto fare con lui quel volo, restargli accanto. Sopra le nuvole gli avrei
chiesto ancora di parlarmi del suo Caproni, dei suoi duelli aerei.
Aveva
conosciuto Baracca e d’Annunzio. Con quest'ultimo avrebbe dovuto fare il volo su Vienna
ma alla vigilia, durante un atterraggio, l’aereo si capovolse e lui si ruppe
una gamba. Non entrò nei libri di storia ma in un ospedale da campo dove conobbe
mia nonna.
Non mi raccontò
mai di quando mitragliava le trincee o di quando lasciava cadere le bombe sui
fanti. Forse se ne vergognava.
Vedo una
lucina lampeggiare sullo schermo del computer e la foto di mia figlia apparire sulla chat.
“Ciao
papà”
“Ciao
figlia”, digito
“Cosa ci
fai a quest’ora sul sito? Cerchi una fidanzata? J”
“ No,
basta fidanzate!”
“ … fino
alla prossima J!”
“Ah, ah, ah
… J”
“Ti piace
allora andare nei social network?”
M’indispettisco
leggere la sua provocazione. Alcuni anni fa avevo promesso solennemente che
non ci sarei mai andato ma dopo varie insistenze dei miei figli ho ceduto.
“Beh sì,
non è malaccio … a parte l’esibizionismo di certi individui! –
“Chi?”
“Tua
cugina, per esempio. Perché quelle foto con l’aria da vamp?”
“Sono
fatti suoi, papà!”
Sorrido
mentre le riscrivo.
“Sì, sono
fatti suoi!”
“Hai
cenato?”
Ho una
figlia materna.
“Sì, ed
ascolto Bach.”
“Allora ti mando
un link bellissimo, papà. E’ Gesù gioia degli uomini”
“Jesus
bleibet meine Freude”
“??? ... Conosci
il tedesco?”
“No, ma è
un brano famoso”
“Vabbé,
ora ti mando il link … tanti baci papino! “