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venerdì 29 agosto 2014

Fottutissima Sicilia


Come al solito non riesco a mantenere i miei propositi di lettura.
Sono partito per le vacanze d'agosto con sei libri e ne ho letti solo due!
Quando torno in Sicilia sono distratto dalla vita e dai ritmi locali ... tutto sembra scorrere più lento e pare che il tempo si dilati, forse per il caldo.
Non ho neanche scritto molto, anzi decisamente poco.
Beh, me l'aspettavo ad essere sincero! Trascorrere un po' di settimane in Sicilia m'aiuta a fare il carico di sensazioni ed occupo il tempo riempiendo la mia bisaccia che poi porto con me quando lascio l'isola. Una volta lontano, quando il lavoro non m'assorbe, frugo nel sacco dei ricordi e ne tiro fuori uno, alla rinfusa. Me lo tengo un po' dentro per alimentare la nostalgia e quando questa diventa insopportabile mi metto a scrivere.
Li centellino io i ricordi, perché non si consumino subito.
Una volta riportati su un foglio evaporano e non ritornano più nella bisaccia. Volano come uccelli migratori e forse tornano in Sicilia ... anzi, ci tornano di sicuro perché mi accolgono festanti appena il mio piede tocca il suolo isolano.
Tante volte sono partito e tante volte sono tornato più ricco d'esperienze nuove ... conoscenze che m'aiutano a capire meglio la mia terra. Sì, perché la Sicilia io la capisco guardandola dal di fuori. Se fossi rimasto non avrei compreso probabilmente tante cose come accade a molti siciliani che, pur non avendo mai oltrepassato lo Stretto, credono d'aver capito tutto, incluso ciò che accade nella loro isola.
Quest'anno ho avuto una botta di presunzione e penso d'aver capito qualche cosa anch'io.
La cartina di tornasole mi è stata data da un pamphlet scritto da un siciliano D.O.C., un signore che non conoscevo ... Pietrangelo Buttafuoco (mi scuso con lui, ma da più di dieci anni vivo all'estero). L'ho cercato su Wikipedia: sembra un signore con un buon curriculum anche se le sue origini politiche, che sono missine, mi hanno deluso un po' ... ma chi si ricorda oggi del M.S.I.? Io ho fatto il liceo al Berchet quando ci si picchiava con quelli del M.S.I, poi s'è passati alla spranga e s'è finiti alla P38!
Brutti tempi, anche quelli!
Comunque il signor Buttafuoco ha una prosa "caustica" che scortica vivi, un vero lanciafiamme! Forse per questo che non si chiama Mangiafuoco anche se, in qualche fotografia, ne ha l'aspetto soprattutto quando lascia che la barba cresca.
Ma cosa c'entra il signor Buttafuoco con il mio lento evolvere nella comprensione delle vicende siciliane? C'entra, perché ha scritto "Buttanissima Sicilia" (attributo che uso anche io certe volte scrivendolo con la "u" ed altre con la "o" secondo il contesto). Nel suo pamphlet riporta tante cose che condivido ed altre che hanno fornito delle conferme su dei miei sospetti.
Che cosa sospettavo?
Che il Governatore della Sicilia fosse un pallone gonfiato (posso usare quaquaraquà, signor Buttafuoco?), per esempio!
Incominciai a pensarlo quando lessi per caso un articolo su di lui sul The New York Times. C'inciampai all'aeroporto, in attesa d'un volo.
- Minchia, ma guarda quanto è spacchioso questo Crocetta! Avevamo Superman e non lo sapevamo! -
Dopo aver letto l'articolo che era intitolato "Can a gay, catholic liftist actually squelch corruption in Sicily?" ("Un omosessuale cattolico di sinistra può reprimere la corruzione in Sicilia?". Non preoccupatevi non ho una così buona memoria: sono appena andato a cercarmelo di nuovo!) pensai come ogni buon siciliano:
- Ma come mai nun ci spararu a chistu (come mai non l'hanno ammazzato a questo)? - 
E mi venne il sospetto che forse qualcosa d'anomalo c'era, perché in Sicilia i Superman non vengono uccisi dalla Kryptonite ma ammazzati da proiettili o dinamite (inutile che vi riporti dei nomi, sono più o meno sono noti a tutti!).
E questo pensiero fu sufficiente per rendermi diffidente nei confronti dell'immagine di salvatore della patria (della regione) che il nostro Governatore vuole propinare.
Lo so, sono malfidente ma sempre siciliano sono e ... scusate, non è poco!
Quindi, signor Buttafuoco, penso che la sua Crociata contro Crocetta (questo gioco di parole non sono riuscito a trattenerlo. Mi è sgusciato fra i polpastrelli!) mi sembra giustificato poiché dalle parti nostre lo si definirebbe tutto spacchio e pirita (mi lancio in una traduzione non letterale: tutto fumo e niente arrosto!)
Quanto a lei, signor Governatore, non interpreti queste mie parole come un richiamo all'estremo sacrificio (la autorizzo a toccarsi  i suoi attributi maschili!) ma giusto un'invocazione all'understatement (uso l'inglese. Lei, che è poliglotta, potrà capire!) del suo protagonismo che scade nella comicità di un cabarettista di bassa lega. E la situazione in Sicilia è tutto tranne che comica ... anzi diciamolo ... è tragica! Forse più di quanto Eschilo (che pure la nostra isola la conosceva bene!) avrebbe mai potuto immaginare!
Ma c'è un altro argomento che condivido in toto col signor Buttafuoco: l'abrogazione dello statuto speciale della regione siciliana!
Se mi permette, novello Catone siciliano, aggiungo una freccia nella sua faretra!
Qual'è la giustificazione storica che fu messa alla base dell'autonomia della regione siciliana?
Eh già, perché l'autonomia la si da quando ci sono delle tradizioni radicate culturali, linguistiche e d'indipendenza storica. Sennò come giustificarla?
Non c'è alcuna giustificazione perché la Sicilia ... ma che minchia d'indipendenza ha mai avuto?
Siamo stati sempre dominati e forse bisogna risalire a prima dell'arrivo dei siculi per registrare una presenza autoctona, ma già si parla di preistoria! Poi, sono arrivati tutti ad occuparci: siculi, fenici, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi, spagnoli ... per finire con i borboni ed i piemontesi che, guarda caso, fecero l'Italia.
Perché ci fu data l'autonomia (che è una forma d'indipendenza foraggiata) allora? ... perché fu compiuto il primo accordo Stato-mafia (ma sì, che la smettano di babbiare dichiarando che lo Stato ha fatto accordi con la mafia solo negli anni novanta!) per dare un contentino agli indipendentisti, che sparacchiavano a destra ed a manca, ed ai latifondisti a cui si volevano togliere i privilegi feudali. La Sicilia era, inoltre, una bella riserva di voti e quindi la si lasciò in mano alla mafia chiedendo che non si rompessero più i santissimi al resto del paese! Ed i siciliani che non sono mai stati abituati a governarsi, che hanno fatto in questo mezzo secolo d'autonomia (la costituzione della regione siciliana è antecedente a quella dello Stato italiano)?
Minchiate, solo grandissime minchiate!
Quale senso d'unità possono possedere i siciliani che per millenni hanno fatto del futti, futti cu Signuri pedduna a tutti (fotti, fotti che tanto il Signore t'assolve!) il loro grido di battaglia!
Si sono comportati come dei bambini che da niente sono diventati proprietari d'una Ferrari! Non sapendola condurre l'hanno ben sbatacchiata ammaccandola e rovinando anche la meccanica. Ed adesso? ... adesso stanno puntando dritti verso il precipizio. Cosa fare? Togliere la Ferrari, portarla dal meccanico e lasciare che la guida sia assistita non ... autonoma!
Insomma ... stop, time out!
Lasciamo che le nuove generazioni abbiamo il tempo di formarsi, di generarsi e di spogliarsi di paludamenti isolani che ne impediscono i movimenti, che s'affranchino dalle colpe dei padri! Sì, il problema è proprio questo!
Ultimamente ho parlato con alcuni giovani, miei conterronei.
- Eh sì, la vostra generazione è stata fortunata! Vi prendevate la laurea che serviva, avevate i concorsi, c'erano i finanziamenti! - mi hanno detto ... (mi scusi, signor Buttafuoco, chiedo venia ma adesso vorrei rivolgermi ai più giovani.)
Forse tutti questi vantaggi c'erano, per i soliti furbi ... ma a che prezzo?  ... ed in ogni caso, a cosa serve ricordarlo? Forse per giustificare quella sensazione di sentirsi sconfitti senza neanche aver cominciato la vera pugna? Dandosi perdenti già alle prime scaramucce perché si soffre della ineluttabilità d'un destino ingrato? ... basta, per favore, non inoltratevi su questo sentiero che fete (puzza) dell'immondizia di noi, vostri padri, vostri nonni!
Rimpianti d'un passato felice? Ma di cosa parlate? D'illusioni. Del polo petrolchimico di Augusta, di Gela o della Fiat a Termini Imerese?
Che cosa è restato o cosa resterà di tutto ciò ben presto?
Degli impianti arrugginiti e rischiosi a causa della mancanza di manutenzione, delle bellissime spiagge e dei siti naturali ed archeologici irrimediabilmente inquinati e sottoposti a scempio.
Questo sviluppo industriale ha fermato l'emigrazione? L'assistenzialismo? No, non li fermò.
Quindi nessun rimpianto, ve l'assicuro.
Forse sorriderete leggendo quello che scrivo ma voi, se lo volete, avete un vantaggio rispetto a noi: siete liberi! Liberi da legacci e legacciuoli che tutte quelle false promesse hanno rappresentato impedendo qualsiasi movimento e che, alla fine, hanno portato ben poco beneficio all'isola.
Non crediate che la generazione che vi ha preceduto e che s'è illusa di vivere nel benessere, l'abbia veramente conosciuto. Coloro che vi hanno preceduto sono stati dei mendicanti del posto fisso, degli illusi. Voi potrete effettivamente vivere nel benessere, se sapete crearvelo!
Forse è arrivato il momento che anche in Sicilia si parli di sostenibilità (lo so è una pessima traduzione del termine inglese sustainable, ma ormai è entrata nel linguaggio corrente!) .... gl'investimenti sopracitati sono stati tutto tranne che sostenibili ed i fatti lo dimostrano. Cos'è sostenibile?
Il suolo sopra cui camminate, la vostra terra è la vostra ricchezza, è bella e piena di tesori.
Il mondo non aspetta altro che conoscere la Sicilia, ma la Sicilia non è ancora abbastanza ospitale. Bisognerebbe che voi ci crediate di più  ... che vi convinciate che in Sicilia le bellezze naturali, i panorami, le chiese dimenticate, le vestigia del passato abbandonate e trascurate, i palazzetti vetusti e mezzo diroccati, l'alto potenziale agro-alimentare, la ricca cucina, il bellissimo mare, l'artigianato ... sono le cose veramente sostenibili ... ce l'abbiamo da secoli!
Quanto lavoro può portare il turismo?
Tanto, soprattutto se ad esso associamo l'indotto per risistemare strade (inutile ricordarvi della Catania Gela, è deprimente!), restaurare case, palazzi, rendere accoglienti gli aeroporti, gli alberghi, pulire le città, sviluppare i servizi.
- Bravo, ma i soldi? Chi finanzia tutto ciò? -
Non la Regione (non ha neanche i soldi per comprarsi la corda che servirebbe ad impiccarsi!), non lo Stato Italiano (non ha neanche più gli occhi per piangere!) ma gli stranieri. Sì proprio loro! Quelli che vivono lontano della Sicilia ... in altri paesi ed in altri continenti. Bisogna venderla un po' questa Sicilia, tanto non ve la possono portare via! Devono metterci solo un po' di soldi per renderla più bella e per poi goderne i frutti e voi con loro!
Non bisogna scoraggiarli, ma motivarli ed attrarli con moine accattivanti proprio come le buttanissime!
- Signor Itolo, un'ultima domanda: la mafia, dove la mette la mafia? -
La mafia siamo noi se continuiamo ad accettare futti, futti cu signuri pedduna a tutti perché, l'onorata società vive e germoglia dove non c'è il senso del rispetto comune ... ed inoltre ama l'arricchimento veloce e rapido.
Ciò che io auspico è un investimento sul lungo periodo, sostenibile per l'appunto. Il vostro lavoro gioverà a voi, ai vostri figli, ai nostri nipoti. Voi dovete essere capaci di fare quello che noi non abbiamo fatto, non per incapacità ma perché non ci abbiamo nemmeno tentato ... abbiamo preferito la vita facile quella del posto fisso, della Forestale, del sussidio per la disoccupazione ... quella di chi s'accontenta d'un piatto di lenticchie.
Quando c'era qualcuno che prospettava il ponte sullo stretto di Messina, la mafia si fregava le mani. A chi sarebbe servito questo caspita di ponte?
Non certo agli stranieri che per venire da noi non t'attraversano mica tutto lo Stivale. Un volo, qualche ora ed hop ci siamo!
No, il ponte era la solita minchiata che avrebbe arricchito la mafia ed assicurato migliaia di voti ai politici!
... ma adesso ritorno verso di lei signor Buttafuoco perché tutti questi mea culpa mi rendono triste!
Adesso, lo sa, capisco meglio anche il titolo del suo j'accuse ... Buttanissima Sicilia!
Infatti penso che la Sicilia debba di nuovo vendersi come le buttane, come ha sempre fatto! Siamo pratici: cosa c'è di male?
Cerchiamo d'essere storicamente realisti: mi dica chi ha fatto bella la Sicilia?
I suoi clienti.
Quelli a cui s'è sempre prostituita: fenici, greci, romani, arabi, normanni e spagnoli! Sono loro che l'hanno ingioiellata! E lasciamo che continuino a farlo! ... alla faccia dello stupido e declamato "onore" che non abbiamo mai avuto.
Attenzione ... gli stranieri devono essere "clienti" e non sfruttatori perché (e qui ci metto un po' d'orgoglio, eh che minchia!) proprio buttana, buttana non deve essere ... ma piuttosto "cortigiana" anzi, visto che ci siamo diciamo escort!
Che ne dice signor Buttafuoco?
Le piace?
Ok ... e sia! ... Escortissima Sicilia!

domenica 24 agosto 2014

Un giorno, sul finire d'agosto


Sono seduto su una panchina in ferro alla villa che per i siciliani è il giardino pubblico.
Ti ci portano da bambino alla villa, a giocare con gli altri bambini. Quando sei più grandicello ci vai a fare nascondino, a scambiare le figurine ed a spiare le coppiette. (forse, sto scrivendo di cose che non esistono più. Parlo di mezzo secolo fa).
Poi da adulto non ci vai più.
Ci torni quando sei vecchio. Ti siedi ed entri in un trance contemplativo dove l'occhio si perde fra il fitto fogliame degli enormi ficus e la mente fra i ricordi.
E lì aspetti.
Aspetti che il tempo passi ed è come se tu fossi in attesa d'un autobus in un viale solitario.
Io ci faccio qualche passeggiata alla villa e poi, quando trovo una panchina libera, mi siedo. Guardo un po' lo strascicato procedere dei rari visitatori, ascolto il vociare dei bambini e comincio a leggere.
Oggi sto seguendo il medesimo cerimoniale.
Qualcuno si siede accanto a me ma non alzo lo sguardo.
- Io non ho tempo per morire ... - dice una voce rauca, vecchia.
Non alzo la testa, ma muovo gli occhi e vedo delle scarpe da tennis verdi.
- Io non ho tempo per morire ... -
Ok, hai vinto! Ti guardo.
A fianco a me un volto d'un uomo vecchio, incurvato,con la pelle abbronzata, grinzosa, i capelli canuti e sul naso sono ancorati degli occhiali dalle lenti spesse.
- Io non ho tempo di morire ... ho 89 anni e sono nato nel 1916. -
- Impossibile ne avrebbe 98! - cado nel tranello.
- Sì, ne ho 89 però all'incontrario sono 98! - è tutto contento e mi rivolge un sorriso mostrandomi una bella dentiera.
- Lei è del nord? - aggiunge.
- Sono siciliano e vivo al nord. -
- Dove? Di Milano? -
- Sì. - inutile raccontargli tutta la mia storia - Ma lei ha veramente 89 anni? -
- Certo che ce li ho 89! -
- Complimenti. -
- Io non ho tempo per morire ... per questo sono ancora vivo. -
- E cosa fa per essere occupato? -
- Cammino ed parlo con i cristiani, come faccio con lei. Ogni mattina mia moglie si sveglia alle 4, mi fa il caffè ed io mi alzo e lei si corica. Io esco e cammino ... cammino e cammino. Parlo e parlo e frego la morte perché mi vede occupato e mi lascia in pace. Dormo poco, sennò mi frega quando sono a letto. Queste cose me le hanno insegnati gli antichi. Lo vuole sapere cosa metto nel borsello? - me lo mostra.
Non rispondo e gl'indirizzo un sorriso del tipo: faccia lei!
- Niente ci metto, solo le foto ... -
Le estrae. Sono datate ed inserite in bustine di plastica che le proteggono.
Vecchie immagini sbiadite.
- Questa è mia madre buonanima. Lo zio Carmelo, andò in California e non tornò più. Mio padre con mio nonno che era carabiniere. La vede la medaglia? Ammazzò un mafioso ... -
I colori sono un po' sbiaditi, virati seppia. La mamma dell'occhialuto ha un volto dai tratti fini ma con occhi un po' selvatici di contadina appena diciottenne, lo zio Carmelo aveva un aspetto da vero mafioso e mi domando perché il nonno ne avesse ammazzato uno annoverando già un membro dell'onorata società in famiglia.
- Belle foto. - gli dico.
- Le porto sempre con me, così quando non parlo coi cristiani parlo con i miei morti. -
- Certo, una bella maniera per essere occupato! -
Sto per chiedergli di cosa parla ai morti ma mi mordo la lingua, vorrei continuare la mia lettura. Io capisco che deve tanto parlare per mostrare che non ha tempo di morire ma, fra tutti i concittadini ed i turisti d'agosto, proprio me deve sconcicare!
- Beh, vado dal barbiere ... grazie per la conversazione! -
- Non c'è di che ... piacere mio! - e penso che uno dei suoi morti deve avergli suggerito di togliersi dai piedi. Che sia stato zio Carmelo? Mah!
Osservo il vecchietto allontanarsi con passo dondolante come se si trovasse sul ponte d'una nave in balia dei marosi. Ho un leggero senso di colpa mentre il mio sguardo si fissa sul suo borsello porta-morti.
Provo a concentrarmi sulla pagina che stavo leggendo ma ho difficoltà a reperire la riga su cui ero concentrato quindi il mio sguardo si volge in alto per osservare le fronde di una delle poche palme risparmiate dal punteruolo rosso. Ormai penso ad altro.

Ieri sono andato a fare un giro con la mia barca Libertà e mia figlia m'accompagnava. Il vento caldo entrava dai finestrini della vettura mentre ci recavamo a Marzamemi. In genere non usiamo l'aria condizionata per i piccoli viaggi, a noi piace così!
La macchina che ci precedeva lentamente s'arrestò e cominciò a far lampeggiare le luci di stazionamento. Io feci lo stesso.
- Ci sarà un incidente! - ipotizzò mia figlia - Qui guidano come dei pazzi! -
- Speriamo di no! -
La fila avanzava lenta ma a velocità costante.
Un uomo con un gillet arancione (ma si dice smanicato in italiano?) ed armato di una bandierina deviava il traffico. Poco più lontano le luci azzurre di quattro auto dei carabinieri. Si percorreva una sola corsia a senso unico alternato.
Ero pronto ad assistere ad un orribile spettacolo con magari dei corpi sull'asfalto bollente coperti da sudari.
Invece no.
Seduti su un muretto in pietra tutti in fila all'ombra di ulivi vi erano  una quarantina di persone. Fra loro diverse donne ed alcuni bambini. Avevano tutti un cartello attaccato sul petto, una specie di tesserina. Parlavano fra di loro e sembrava che fossero contenti. Ridevano. Sembravano che andassero ad un'allegra scampagnata.
Dei migranti, ecco cosa erano: dei profughi sbarcati da poco e sopravvissuti all'ultimo viaggio da incubo! Erano approdati finalmente sulla terra promessa! Ce l'avevano fatta! Dovevano provenire dal medio-oriente, forse dalla Siria: i vestiti delle donne e la loro guisa di portar il fazzoletto sul capo ne tradivano l'origine. Erano in attesa del mezzo che li avrebbe portati in un campo.
Noi, per la maggior parte vacanzieri, sfilavamo davanti a quella gente che fuggiva da vicende ben tragiche: due realtà stridenti messe una davanti all'altra.
Mia figlia ed io siamo rimasti attoniti ad osservarli ed io provai la spiacevole sensazione di trovarmi dentro un reportage televisivo.
- Che impressione, essere così vicino a quei poveri disgraziati! Quanta distanza c'è fra noi e loro, papà? - chiese mia figlia. Sapevo cosa intendeva: non la distanza geografica ma quella relativa alla qualità di vita.
- Tanta. Troppa. -

Le foglie delle palme ondeggiano al vento caldo proveniente dall'Africa.
Torno a leggere le ultime pagine del libro "Lettres sans Frontières": una raccolta di lettere di volontari dell'organizzazione non governativa Médecins sans Frontières. Gente generosa che, ognuna con motivazioni diverse, ha voluto annullare quella distanza. Gente anonima, brava gente.
- Oggi è lunedì ed il barbiere è chiuso ed io non ho tempo per morire ... -
Osservo le scarpe verdi davanti a me ... è strano essere condannato ad essere logorroico per sfuggire alla morte!
- Che sta leggendo? - mi domanda.
- Lettere senza frontiere. -
- Cosa? Giochi senza frontiere? Lo fanno ancora alla televisione? Lo sa che la città di Noto ha partecipato? -
M'arrendo. Sospiro ed alzo lo sguardo sul vecchietto che mi sorride trionfante.
- Me la fa vedere ancora la fotografia di zio Carmelo quello che andò negli Stati Uniti? -
Sì, è una resa senza condizioni.

sabato 2 agosto 2014

Voci ...


- Ma come cavolo è possibile? -
- Di cosa parli? - chiedo di rimando a Giovanni.
- Di come ancora in Francia la restaurazione anti-rivoluzione non sia finita? -
- Continuo a non capire. -
- Ma non lo vedi che qui tutte le leve del potere sono tenute da un oligarchia che cerca di trasferire il comando da una generazione all'altra? -
- Certo che lo vedo, siamo in Francia ... la classe dirigente ha fatto les Grandes Ecoles. Non è mica una scoperta? Per arrivarci si devono sostenere delle selezioni molto dure e solo i più dotati arrivano fino in fondo. -
- Questo è quello che vogliono far credere a te! -
Oggi Giovanni è girato male. Siamo seduti su una panchina nel giardino dell'Ile de Neully, all'ombra d'un platano, circondati dalle grigioverdi acque della Senna. Di fronte a noi i grattaceli della Défense.
- A me possono far credere quello che vogliono, tanto non me frega niente! ... scusa, ma cosa c'entra con la rivoluzione? -
- Ma non l'hai capito: sono una casta ... chi ha fatto il Politecnique ci manda il figlio che per essere ammesso alla selezione deve fare le migliori scuole. Per frequentare le migliori scuole bisogna vivere nei migliori quartieri e si deve iniziare già dalle elementari, sennò non ti fanno entrare nelle buone medie che ti aprono le porte per i buoni licei. Quindi alla fine si raggruppano fra di loro, negli stessi arrondissement, nei medesimi quartieri ed affollano le stesse vie. Si ghettizzano ed alla fine cominceranno a sposarsi fra di loro ... come i nobili! -
Ho in tasca del pane che mi sono portato apposta ... adoro dare da mangiare agli uccelli! Preferisco i passerotti ma dopo un po' arrivano sempre i piccioni.
- Ogni paese ha il suo schema per creare le sue oligarchie ... cosa credi che negli Stati Uniti sia tanto diverso? Ed in Italia? -
- No, in Italia ... e diverso. Tutto funziona per cooptazione ... -
- Vuoi dire raccomandazione. Nel nostro paese c'è il mito della raccomandazione, del clientelismo ... se dovessi scegliere preferisco ancora il modello francese ... eppoi anche noi siamo stati capaci di creare delle oligarchie ... lascia perdere i "boiardi di stato", figli del clientelismo di cui sopra ... ma ricordati dei tempi di Cuccia ... ormai molti hanno dimenticato, ma io me li ricordo tutti gli adepti del club "Gemina" ... piazzetta dei Filodrammatici, dietro la Scala ... il potere economico degli oligarchi italiani. Ed il club "Agnelli"? ... lo sapevi che l'avvocato Agnelli ha creato una stirpe di manager procreandola direttamente con tante donne della buona società torinese ... le trombava e le metteva in cinta ed i cornuti dei mariti erano ben felici di fornire il loro cognome. Alcuni dei nomi noti della nomenclatura economica e finanziaria italiana sono discendenti naturali del grande Avvocato! Ormai sono vicini alla pensione, ma hanno avuto questa origine! -
Giovanni mi guarda. Mentre lancio un pezzetto di pane in mezzo ad un gruppo di passerotti che se lo contendono. Un grosso piccione arriva e s'appropria del cibo destinato ai piccoli litigiosi.
- Era un gran scopatore, allora! -
- Sì  ... non è un caso che abbiate il nome in comune! -
Ride.
- Non ci avevo mai pensato. Ma tu come le sai tutte queste cose? -
- Voci ... voci alquanto ben accreditate! -
- Io  invece, raccolsi delle voci a proposito del fratello ... Umberto. Lui amava i giovani calciatori ... -
- Voci ... -
- Sì, voci ... mi passi un po' di pane? -
- Me n'è rimasto un pezzetto. Tieni ... e tu come vai con la tua attività sessuale? Hai scoperto nuovi confini? -
Prende il pane, ne fa diversi pezzetti e li lancia in contemporanea fra i passerotti.
- Ecco, così  non litigate, stupidi! ... niente di nuovo ... sempre le solite cose. Sai che ti dico? Incominciano ad annoiarmi. -
- Ti credo poco, da quando ti conosco che non sai tenere fermo quel tuo pisello! ... notizie delle nostre ex-fidanzate? -
- Irrimediabilmente lesbiche. -
I passerotti sono ormai volati via ... è rimasto solo il piccione in attesa.
- ... e noi chi siamo? Cosa facciamo qui? - mi domanda all'improvviso.
- Non siamo nessuno e non apparteniamo a nessuno ... siamo uomini liberi. -
Poco lontano dai nostri piedi atterra un passerotto.
- Troppo tardi ... uccellino ... mi spiace. - dico al volatile.
Giovanni lo guarda e mettendosi le mani dietro la testa s'allunga e comincia a canticchiare un motivetto che era in voga fra noi bambini quando ascoltavamo lo Zecchino d'oro.
- Un passerotto ... Col fiocco rosso ... Mi è volato sulla mano ... Poi saltellando ... Tra dito e dito ... Mi ha beccato piano piano ... Il passerotto ... dal culo rotto ... -
... prevedibile!