- Uragani
nelle Filippine, tornadi nel Mid-West, alluvioni in Sardegna … ma che diavolo
succede? – parlo a voce alta. Sono in cucina e guardo la caffettiera in attesa
che borbotti.
Non ho
voglia d’andare in ufficio, sono sicuro che qualcuno da qualche parte sta chiedendosi quanto le vendite possono aumentare a causa delle ricostruzioni. Nessuno l'ammette ma durante le riunioni
qualche mezza frase viene detta. Chi sarà il primo che chiederà l’aumento dei
volumi di vendita nei prossimi mesi?
Mi dico che
è inutile che faccia il Savonarola perché sono dentro al sistema da qualche
decennio e non avuto ancora la forza d’uscirne. Cerco gli scrupoli
negli altri ma forse dovrei farmene anch'io?
Il vapore
esce al beccuccio della caffettiera. Verso il caffè in una scodella, ci
aggiungo del latte. Guardo fuori dalla finestra, il tempo è piovigginoso. Bevo
il caffè senza che la mia mente sia attraversata da un solo pensiero. Prenderò
la macchina per andare in ufficio.
Esco e
scendo in garage usando l’ascensore.
- Vivo da
quasi dieci anni in questo immobile e praticamente non conosco nessuno. – mi dico – Conoscevo il portiere ma è morto di cancro
l’anno scorso. –
Prima d’avviare
il motore accendo la radio e la sintonizzo su un canale che trasmette jazz.
Quando
m’immetto nel traffico mi rendo conto
che impiegherò almeno un’ora prima d’arrivare in ufficio. In genere quando
prendo a macchina dopo venti minuti sono seduto alla mia scrivania ma, tenuto
conto dell’imbottigliamento in cui mi trovo, ci metterò molto di più. S’avanza a
passo d’uomo.
Mi viene in
mente che ieri non ho parlato col mio secondogenito.
- Pronto,
sono papà … come stai? –
- Bene, sei
in macchina? –
- Sì, è da
un po’ che non ti sento. Stai andando all'università? –
- Sì. E’ da
un po’ che non mi senti? Ma se mi hai
chiamato ieri mattina! –
In effetti è
vero. Come ho fatto a dimenticarlo?
- Scusa, ma
è un periodo un po’ così … scordo le cose, faccio confusione … demenza senile,
forse! … o forse, ho semplicemente voglia di sentirti. –
- Hai visto
cosa è successo in Sardegna? –
- Non
parlarmene! Qualche giorno fa facevo delle considerazioni sui morti nelle
Filippine e sull'indifferenza della gente e guarda cos'è capitato in Italia! –
- Un mio
compagno di corso è sardo. Ai suoi non è successo niente ma mi ha detto che
hanno passato dei momenti terribili. Sembrava che la Sardegna fosse stata messa
sotto un’immensa cascata d’acqua! –
- Speriamo
che il maltempo non si sposti in Sicilia e che non faccia dei danni alla nostra
campagna. Tuo fratello è solo laggiù! –
- Papà, sei
sempre catastrofico. –
- No, ecco …
sono lontano ed ingigantisco tutto … sì, forse esagero … tu come stai? –
- Bene,
papà. Me l’hai già chiesto! E tu? –
- Bene, ho
tanta voglia di vedervi …. ti voglio bene. –
- Anch'io …
sono arrivato all'università papà. Ciao. –
- Ciao. –
… … … …
Sono nell'atrio della sede della mia società.
Siamo uno
sparuto gruppo ed attendiamo l’ascensore. Ingolf, un tedescone alto alto e con
l’aria di chi si trova sempre nel posto sbagliato, s’avvicina.
- Se non
sbaglio lei è sardo. – mi chiede.
- No, sono
siciliano. – gli rispondo mentre entriamo dentro l’ascensore.
- Nessun
parente, allora? –
-No, nessuno
in Sardegna –
- Sono
contento per lei … quanti morti! – mi dice con espressione veramente
dispiaciuta.
- Sì, tanti.
–
Io esco per
primo, ci salutiamo.
Beh, non
tutti sono stronzi!
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