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mercoledì 20 novembre 2013

la Sardegna ... le catastrofi ... gli scrupoli ...

- Uragani nelle Filippine, tornadi nel Mid-West, alluvioni in Sardegna … ma che diavolo succede? – parlo a voce alta. Sono in cucina e guardo la caffettiera in attesa che borbotti.
Non ho voglia d’andare in ufficio, sono sicuro che qualcuno da qualche parte sta chiedendosi quanto le vendite possono aumentare a causa delle ricostruzioni.  Nessuno l'ammette ma durante le riunioni qualche mezza frase viene detta. Chi sarà il primo che chiederà l’aumento dei volumi di vendita nei prossimi mesi?
Mi dico che è inutile che faccia il Savonarola perché sono dentro al sistema da qualche decennio e non avuto ancora la forza d’uscirne. Cerco gli scrupoli negli altri ma forse dovrei  farmene anch'io?
Il vapore esce al beccuccio della caffettiera. Verso il caffè in una scodella, ci aggiungo del latte. Guardo fuori dalla finestra, il tempo è piovigginoso. Bevo il caffè senza che la mia mente sia attraversata da un solo pensiero. Prenderò la macchina per andare in ufficio.
Esco e scendo in garage usando l’ascensore.
- Vivo da quasi dieci anni in questo immobile e praticamente non conosco nessuno. –  mi dico  – Conoscevo il portiere ma è morto di cancro l’anno scorso. –
Prima d’avviare il motore accendo la radio e la sintonizzo su un canale che trasmette jazz.
Quando m’immetto nel  traffico mi rendo conto che impiegherò almeno un’ora prima d’arrivare in ufficio. In genere quando prendo a macchina dopo venti minuti sono seduto alla mia scrivania ma, tenuto conto dell’imbottigliamento in cui mi trovo, ci metterò molto di più. S’avanza a passo d’uomo.
Mi viene in mente che ieri non ho parlato col mio secondogenito.
- Pronto, sono papà … come stai? –
- Bene, sei in macchina? –
- Sì, è da un po’ che non ti sento. Stai andando all'università? –
- Sì. E’ da un po’ che non mi senti?  Ma se mi hai chiamato ieri mattina! –
In effetti è vero. Come ho fatto a dimenticarlo?
- Scusa, ma è un periodo un po’ così … scordo le cose, faccio confusione … demenza senile, forse! … o forse, ho semplicemente voglia di sentirti.  –
- Hai visto cosa è successo in Sardegna? –
- Non parlarmene! Qualche giorno fa facevo delle considerazioni sui morti nelle Filippine e sull'indifferenza della gente e guarda cos'è capitato in Italia! –
- Un mio compagno di corso è sardo. Ai suoi non è successo niente ma mi ha detto che hanno passato dei momenti terribili. Sembrava che la Sardegna fosse stata messa sotto un’immensa cascata d’acqua! –
- Speriamo che il maltempo non si sposti in Sicilia e che non faccia dei danni alla nostra campagna. Tuo fratello è solo laggiù! –
- Papà, sei sempre catastrofico. –
- No, ecco … sono lontano ed ingigantisco tutto … sì, forse esagero … tu come stai? –
- Bene, papà. Me l’hai già chiesto! E tu? –
- Bene, ho tanta voglia di vedervi …. ti voglio bene. –
- Anch'io … sono arrivato all'università papà. Ciao. –
- Ciao. –
… … … …
Sono nell'atrio della sede della mia società.
Siamo uno sparuto gruppo ed attendiamo l’ascensore. Ingolf, un tedescone alto alto e con l’aria di chi si trova sempre nel posto sbagliato, s’avvicina.
- Se non sbaglio lei è sardo. – mi chiede.
- No, sono siciliano. – gli rispondo mentre entriamo dentro l’ascensore.
- Nessun parente, allora? –
-No, nessuno in Sardegna –
- Sono contento per lei … quanti morti! – mi dice con espressione veramente dispiaciuta.
- Sì, tanti. –
Io esco per primo, ci salutiamo.
Beh, non tutti sono stronzi!

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