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mercoledì 13 novembre 2013

La gioventù berlusconiana e la crisi

- Buon giorno, Jean-Luc ... entra ... entra -
- Buon giorno, Italo. -
- Sto leggendo delle notizie sull'Italia ... Berlusconi ha ricevuto i falchetti. -
- I falchetti ? -
- Sì, la versione moderna dei Balilla. Dei giovani indottrinati e fanatici.-
- Balilla? -
- Sì, lascia stare ... una farsa ... una farsa che sfiora la tragedia! -
Fuori il cielo s'è aperto e l'azzurro del cielo si riflette sui vetri dei grattacieli.
- Dimmi Jean-Luc, allora cosa t'ha detto il gran capo? -
Il giovane s'appoggia contro la tavola di riunione di fronte alla mia scrivania.
- Vuole che gli prepariamo una presentazione per la riunione con gli analisti finanziari. -
- La decima dall'inizio dell'anno. Faremo copia ed incolla. -
Jean-Luc fa un lungo sospiro.
- Vuole che s'insista molto sulle nostre strategie che ci consentiranno d'uscire dalla crisi. -
- Ma quale crisi? Ma chi ci crede? -
Il mio collaboratore mi conosce bene e sa come la penso ... so che s'attende una filippica.
- Non è facile scrivere su cose quando non ci si crede! - non m'attardo ad aggiungere - Ma quale crisi? Noi stiamo vivendo un svolta storica, epocale! L'era di predominio delle civiltà occidentali è finita. Tutto è iniziato con la scoperta dell'America ed è proseguito con l'economia mercantilista! Adesso il baricentro dell'umanità s'è spostato. Ma noi siamo dei presuntuosi che si vogliono illudere. Parliamo di crisi perché pensiamo che questo periodo di depressione ha un inizio ed una fine ... e noi speriamo che finisca ... invece no, non finisce! Se vogliamo uscirne dobbiamo reinventarci. Dobbiamo rassegnarci a convivere con i nuovi paesi dominanti ... prima li chiamavamo paesi in via di sviluppo, adesso sono emergenti ... li trattiamo come se noi fossimo dei nobili e loro dei parvenu! -
Jean-Luc mi guarda con gli occhi dilatati. Ormai è aggrappato alla tavola come se fosse un relitto che possa salvarlo dal mio fiume di parole.
Rido dentro di me perché mi chiedo cosa possa pensare. Chissà cosa si ricorderà di me fra qualche anno? Che ha avuto un vecchio capo un po' paranoico e che ogni tanto credeva di fare dei comizi?
M'avvicino alla finestra e guardo l'azzurro fazzoletto autunnale racchiuso fra le pareti dei grattaceli della Défense.
- Faceva freddo stamattina. - osservo. Mi volto e sorrido.
Jean-Luc è un bravo ragazzo, ha frequentato un'ottima scuola ed ancora intellettualmente onesto. Mi ricordo ancora quando gli promisi che nel periodo in cui sarebbe stato mio collaboratore avrebbe imparato qualcosa che la sua prestigiosa università non gli aveva insegnato: essere un figlio di puttana!
Mi sorride anche lui, forse non devo dispiacergli come capo.
- Ok. Comincia a fare qualche slide, serviranno di base per la preparazione della presentazione. Domani mattina le guarderemo assieme.- gli dico.
Poi, guardando fuori dalla finestra penso:
- Cazzo, ancora quasi cinque mesi prima dell'inizio della primavera! -

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