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venerdì 24 gennaio 2014

Viva Claudio



- Ciao papà. Come va? -
- Bene, e tu? -
Mio figlio deve sentire una tonalità distratta nella mia voce.
- Ti disturbo? - mi chiede.
- No, stavo scorrendo velocemente un articolo su Claudio Abbado. Interessante. Una bella personalità, un uomo discreto. -
- Parli del direttore d'orchestra? -
- Sì, proprio di lui. -
- Vuoi che ci sentiamo al telefono più tardi? -
- No, no ... va bene adesso. Io l'ho conosciuto Claudio Abbado. -
- Ah sì, e quando? -
- Tanti anni fa. Ero più piccolo di te. Dovevano essere gli ultimi anni del liceo. Anzi no, era proprio l'ultimo.-
- Andasti a sentire un suo concerto? -
- No, ci giocai a pallone. -
- Ah sì? Giocavi a pallone? -
- Sì, cosa c'è di strano? Come tutti. Ma non ero molto bravo ... mi mettevano o in difesa o a fare il portiere. In quest'ultimo ruolo non ero male. Paravo bene ed i miei compagni mi dicevano che avevo "la posizione" come Sarti. Io penso che ero un po' incosciente perché mi buttavo sempre sui piedi degli avversari rischiando che mi prendessero per il pallone. -
- Chissà com'eri da giovane? - mi domanda.
- Io non mi sento diverso ... forse ero più allegro. -
- Ed Abbado, allora ... come andò? -
- Giocava bene ... doveva avere un po' più di quarant'anni all'epoca e noi ragazzi eravamo sempre timorosi. Nessuno lo marcava con decisione, in più lui era robusto e forte. Era mio avversario. Ce l'avevo sempre davanti a me in attesa del pallone. Gli parai tutti i tiri. La mia squadra perdette ma non fu lui a farci i goal. -
- Com'era possibile che tu giocassi con Abbado? Lui doveva essere molto più grande di te. -
- A lui piaceva giocare e non riuscendo a raccogliere abbastanza amici per fare delle partite rastrellava dei giovani ... fu un mio compagno di classe che mi portò ... un certo Marco. Lui conosceva uno dei giocatori della squadra del Maestro. -
- Papà, lo sai che in genere sono le schiappe che si mettono in porta?-
- Sì, ma anche la schiappa bisogna saperla fare bene, con professionalità. Sai di gente che m'ha trattato da schiappa nella vita ne ho avuta tanta ... eppure ...! -
- Papà, stavo scherzando! -
- ... sarà! - gioco col suo senso di colpa. Poi aggiungo - Comunque Abbado ha incrociato ancora la mia vita. -
- Ah sì? ... e quando? -
- Quando lavoravo in banca. Ci rimasi per otto mesi. Non resistetti di più. La banca era francese ed aveva la sede in piazzetta Bossi. -
- Gli hanno fatto una piazza? -
- A chi? -
- Ad Umberto Bossi. -
- Ma per carità! Ancora quello lì nessuno lo conosceva ... non so perché si chiami cosi'? Forse a ricordo d'un decorato di guerra. In ogni caso, ogni volta che andavo in bagno il pomeriggio sentivo suonare un piano. "Chi è?" chiesi. "Abbado, abita due piani sopra la banca" mi risposero ... non sono sicuro che fosse lui, ma mi piace pensarlo. Quando andavo a fare pipì ci restavo delle mezzorate intere! Sognavo e mi dicevo che avevo la vita davanti. -
- Chissà com'era contento il tuo capo! -
- Certo, che lo era! La schiappa di tuo padre era uno sveglio e si faceva ben apprezzare! -
- Eppoi ... -
- Eppoi, lasciai la banca nell'illusione che fuori il mondo fosse meno grigio. Forse sì, però ... -
- Però? -
- ... non ho più trovato nessuno che con la musica mi tenesse compagnia durante le ore di lavoro. Lui, o chi per lui, non lo sapeva ma stava suonando per me! -