Stamattina sono voluto scendere in paese con l’intenzione di concedermi una colazione al bar.
I miei figli dormono ancora. La campagna siciliana li rilassa. E’ bello vederli tutt’insieme. A tavola li ascolto mentre scherzano fra di loro. Il più bello spettacolo della vita. Me lo posso permettere durante le vacanze natalizie e durante qualche settimana in estate. So che questi eventi diventeranno sempre più rari. Ognuno prenderà la sua strada ed è giusto che sia così. Purtroppo da qualche giorno mia figlia è partita per passare qualche giorno sulle nevi.
Spero che mi facciano tanti nipoti … J
Attraverso la vetrina del bar osservo
il corso del paese. Qualche sfaccendato e dei turisti mattinieri passeggiano con
passo svogliato. Quest’ultimi si riconoscono facilmente, non per le loro
fattezze, ma per il modo di vestire. Infatti i locali sono tutti imbacuccati
come se dovessero aspettare una glaciazione mentre gli stranieri sono molto meno
coperti come se dovessero, fra non molto, mettersi in tenuta balneare.
Sorrido perché penso ad una famosa
scenetta d’una commedia italiana con Totò e Peppino De Filippo: arrivavano alla
stazione di Milano coperti di pellicce e colbacchi. “Certo, a Milano fa
freddo!” diceva ad un certo punto Totò sentendosi osservato. Ecco, i turisti in
Sicilia nel mese di dicembre sembrano recitare la stessa scena ma nella situazione
inversa: “Certo, a Noto fa caldo!”
Il cameriere ancora non si fa vedere
ed io spiego il foglio del Financial
Times di qualche giorno fa, dentro vi è un articolo che ha attirato la mia
attenzione sull'ineguaglianza economica e sociale.
Quando scovo nei giornali dei pezzi
che m’interessano li conservo e li leggo con calma nei momenti in cui riesco a ritagliarmi
del tempo per me.
Il sottotitolo spiega molto sul
contenuto della mia lettura: mentre il divario fra i redditi aumenta
inesorabilmente nelle società industriali, l’ineguaglianza globale si riduce.
- Good morning. – mi dice il
cameriere che sembra apparso dal nulla.
Mi sorride, sono certo che vuole
mettere alla prova il suo inglese.
- Buon giorno. – gli rispondo
osservando al di sopra dei miei occhiali da presbite – Sono italiano, mi
spiace. –
- Ah, mi pareva che … il giornale è inglese. -
- Sì, ma sono italiano … me lo porta
un bel caffè, un cappuccino ed un croissant? –
- Un? –
- … un croissant … una brioche. –
- Ah, e come la vuole? Con la
marmellata, la cioccolata, il miele, la ricotta o vuota? –
- Con la ricotta. –
- Ed il caffè, glielo porto dopo? –
- Certo, dopo. –
Riprendo la lettura.
L’autore parte dalle recenti denunce
contenute nell’ultima enciclica del Papa e nei discorsi di Obama. Entrambi sono
d’accordo nel dire che i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più
poveri.
Il primo ha detto: il Papa ama tutti,
ricchi e poveri ugualmente, ma è suo obbligo ricordare che i ricchi devono
aiutare, rispettare e favorire il povero.
Il secondo invece ricorda: mentre nel
passato un amministratore delegato guadagnava 20 o 30 volte di più della media
dei salari dei lavoratori, adesso guadagna 273 volte di più.
Il pensiero mi va ad un mio
conoscente che fece la mia stessa università ed aveva due o tre anni più di me.
Ha fatto quella che mia nonna avrebbe chiamato una bella carriera ed è stato
per svariati anni a capo del più importante gruppo bancario italiano. Quando
hanno deciso che la sua parabola era finita gli diedero un benservito di più di
40 milioni di euro. Adesso l’hanno messo a capo d’una altra grossa banca (molto
più disastrata della precedente!), non penso che il suo stipendio sia di
qualche migliaia di euro. Ma chi glielo fa fare? Mi sono sempre chiesto. Già di soldi ne ha abbastanza!
- Ecco il cappuccino, e la brioche …
- annuncia il cameriere posando sul tavolino l’ordinazione. Sotto il piattino
incastra lo scontrino. Lo guardo, non deve avere più di trent’anni. Porta la
fede al dito.
- Grazie. – gli sorrido – è di qui?
Vengo a Noto da più di dieci anni e non mi sembra d’averla notata. –
- Certo che sono di qui. Ho studiato
a Roma, ho preso una laurea in economia. Su non c’è lavoro e tanto vale venire
a Noto per fare il cameriere nel bar di mio zio. La vita costa meno. –
- Ha dei figli? –
- Mia moglie è in attesa. –
Dei turisti entrano nel locale. Mi
sorride e si congeda.
Addento il croissant/brioche. La
ricotta insaporita leggermente di cannella esce da tutte le parti e mi cola
sulle dita. Le lecco golosamente.
Il giornalista s’è ben documentato ed
ha scritto l’articolo aiutandosi con grafici. Ecco la sua tesi: è vero che nei
paesi occidentali la classe media e diventata più povera ma è altrettanto vero
che la classe lavoratrice cinese, indiana e brasiliana ha ridotto il suo
divario economico e sociale rispetto a dieci anni fa. Chi ha migliorato la
propria condizione sono i lavoratori dei paesi emergenti ed i ricchi-ricchi (quell’uno percento
contestato nei mesi di “occupy Wall Street”, ricordate?) a discapito della
classe media dei paesi occidentali (compresi gli Stati Uniti), ed alla fine
rifacendo i conti a livello globale la conclusione è la seguente: non è vero che ci sono più poveri ma
mediamente il livello della popolazione mondiale sta meglio. Quindi non è vero
che il mondo è così malaccio anzi sta migliorando anche grazie ai ricchi-ricchi
che trasferendo le industrie manifatturiere nei paesi emergenti hanno
ridistribuito la ricchezza. Non la loro ma quella degli altri.
Quindi, alla via così (espressione
marinara che m’insegnò un mio zio, capitano di lungo corso; nota dell’autore)!
Oppure, tout va bien, madame la marquise (tutto va bene, signora marchesa; espressione usata in Francia per ironizzare su coloro che voglio far apparire che tutto procede per il meglio. Nota del traduttore)!
Oppure, tout va bien, madame la marquise (tutto va bene, signora marchesa; espressione usata in Francia per ironizzare su coloro che voglio far apparire che tutto procede per il meglio. Nota del traduttore)!
Avvicino alla bocca la tazza per bere
l’ultima sorsata di cappuccino.
- Allora, glielo porto il caffè? – mi
chiede il cameriere.
Faccio segno di sì.
Analisi interessante. Se il
giornalista ha ragione stringere la cinghia avrebbe un senso di solidarietà,
quindi chi se ne frega se i ricchi-ricchi guadagnano ancora di più? In fin dei
conti se lo meritano perché lo fanno per il bene dell’umanità! Insomma sono dei
benefattori ed il Papa dovrebbe smetterla di rompere le scatole con le sue
encicliche sui poveri, dovrebbe celebrare i ricchi, invece! Anche lui è un populista?
Sarà …! Boh!
E tutto questo come si ripercuote
nella piccola Italia?
Questi sembrano dibattiti troppo lontani, non
li si vedono e non si vuole correggere la miopia che ci ha portato per lungo tempo a concentrarci sulle notti brave di Berlusconi.
Si fanno sondaggi, invece.
Leggevo qualche giorno fa che sulla
base d’una indagine, il malessere della recessione è solo percepito dal Nord
dell’Italia e non dal Sud. Chi riportava la notizia dava due spiegazioni: o il
Sud non sente la crisi poiché la vive da svariati anni oppure la percezione è affievolita
dalle sovvenzioni e dagli aiuti
economici che comunque riceve (l’esercito dei forestali siciliani, per esempio:
nota dell’autore). Forse le due risposte sono entrambe sbagliate perché il
malessere si sente, in effetti, anche nel Sud. Altrimenti come spiegare il
Movimento dei Forconi?
Per oggi mi fermo qui ed aspetterò
che una folgorazione mi aiuti a risolvere il busillis (problema spinoso e di difficile soluzione; nota
dell’autore).
Intanto bevo il mio caffè veramente ristretto alla faccia di George Clooney
ed dei ricchi-ricchi salvatori del mondo. In seguito andrò a lavarmi le mani
perché, malgrado che mi sia leccato le dita per nettarle dalla ricotta, le
sento ancora appiccicaticce.