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mercoledì 8 gennaio 2014

L'importanza di chiamarsi Italo

Il corridoio dell'ufficio ha le pareti gialle. Il colore è stato scelto per rallegrare l'ambiente ma a me non piace.
- Bonne année. -
- Bonne année. - rispondo a chi mi saluta.
In Francia ci si dà la mano al primo incontro della giornata e ciò di per sé non è disdicevole, anzi!
Preferisco quest'abitudine a quella italiana di dire dei generici "ciao" o "buongiorno".
Gl'inglesi, che non perdono occasione per ironizzare sui comportamenti dei loro vicini d'oltremanica, quando commentano le strette di mano dei francesi dicono sornioni: touch me, touch me (toccami, toccami; nota del traduttore).
Ciò che però risulta singolare per uno straniero distratto come me è riscontrare la capacità dei francesi di ricordarsi delle strette di mano. E' come se fossero stati educati a tenere una contabilità sui saluti mattutini. Se durante la giornata incontri qualcuno già visto qualche ora prima e gli porgi la mano per salutarlo, quello la ritira indietro, come se toccasse un filo elettrico. 
Nous nous sommes déjà serré la main ce matin (noi ci siamo già stretti la mano stamattina; ndt).
Per me ciò è fonte di profonda frustrazione perché, avendo una pessima memoria, spesso porgo la mano a tutti più volte al giorno e me la vedo più volte ritirare. Infatti, quando sono nell'incertezza d'aver già salutato, faccio il gesto poiché si sono verificati anche casi in cui, dimenticandomi di porgere la mano, c'è stato qualcuno che m'ha detto: Pourquoi tu ne me serres pas la main? Es-tu faché avec moi? (Perché non mi stringi la mano? Sei arrabbiato con me? Ndt).
Ogni paese ha le sue complicazioni.
- Bonjour Italo. - mi saluta l'assistente del gran capo Wikipedia.
- Bonjour Lucie. - le rispondo e mentre le stringo la mano le chiedo in francese - Se ho ben sentito voi m'avete chiamato Italo e non Italò. E' la prima volta  che pronunciate correttamente il mio nome. Cos'è successo con l'anno nuovo? -
- E' il capo che mi ha corretto e mi ha detto che pronunciavo male il vostro nome. -
- Non è grave poiché è un errore in cui incorrono tutti i francesi. -
- Sì, ma lui mi ha detto il suo nome è una parola ... russiola ... ruttiola. -
- Sdrucciola. - 
Ah, che Alain sappia cos'è una parola sdrucciola non mi meraviglia! Deve aver sottoposto la povera Lucie ad un corso sugli accenti italiani!
Rientro nel mio ufficio e penso al mio nome.
Un Italo in Sicilia negli anni 50-60! 
Come portare un abitante della Mauritania in Groenlandia! 
Crebbi in classi piene di Salvatore, Domenico, Gaetano, Sebastiano/a, Concetto/a, Maria, Giuseppe, Mimmo, Assunta, Rosario/a, Carmelo/a ... no, di Italo non ce n'erano e non penso che ce ne siano ancora. Il mio è un nome semplice, facile da pronunciare e da ricordare. Per questo uso molto poco il mio cognome, eppure ... eppure viene sempre storpiato, ormai ci sono abituato.
Le prime storpiature le ho avute proprio in Sicilia dove spesso sono chiamato Itolo.
Ma nella mia terra è possibile ottenere la storpiatura della storpiatura. Infatti si passa da Itolo a Iiiitolo ... con la pronuncia della "i" che viene dilatata all'inverosimile come se fosse un nitrito d'un cavallo.
Fra le due pronunce ve n'è anche una terza: Iietolo. Anche in questo caso il trittongo "iie" è pronunciato in maniera estesa come variante del nitrito precedente.
Certo, l'ho scritto prima, ogni paese ha le sue complicazioni.
Bussano alla porta.
- Entrez! -
E' Bill, l'unico inglese conosciuto in vita mia che parli un francese comprensibile.
Noi due non ci diamo la mano, siamo entrambi stranieri. Quando lo facciamo, avendo acquisito gli automatismi locali, ci scambiamo un complice sorriso.
- Ciao Italio. -
Ah sì, dimenticavo c'è anche la pronuncia anglosassone.

P.S. Fatemi sapere se questo post vi ha divertito, perché potrei scriverne uno sullo stesso tema ma incentrato sul mio cognome.