Il mio capo ama Machiavelli .
Lo chiamiamo Wikipedia perché ha una
memoria d’elefante e tutto quello che sa te lo vomita in faccia alla prima
occasione. E’ sufficiente indicare un uccello e lui è capace di riconoscere la
specie, l’origine e snocciolarti un vero trattato d’ornitologia. La stessa cosa
accade con le piante, la chimica, l’etimologia di svariate lingue, la fisica,
la matematica o qualsiasi diavoleria classificata come scienza. Avrei voluto
chiamarlo Pico della Mirandola ma in Francia nessuno conosce il pensatore
italiano, più facile usare Wikipedia.
Prima dell’avvento di internet
personaggi come lui annientavano il mio orgoglio poiché sono il campione
italiano degli smemorati. Odiavo imparare a memoria le poesie alle elementari!
Con internet le cose sono cambiate: ho accesso all’informazione immediatamente
e posso coprire tutte le mie lacune nozionistiche con delle semplici digitazioni.
Internet è la mia salvezza! Mi
permette di competere con i cervelloni. Certo io baro un po’ ma chi se ne
frega! Il fine giustifica i mezzi, giusto? … ero partito giusto da lui, da Machiavelli.
Il mio capo, il cui nome è Alain, è
un ammiratore di tutto ciò che evoca il potere. Lui è un uomo a cui manca la
vera leadership, quella naturale. Sono sicuro che abbia letto di tutto e
deve essere un vero esperto in materia ma un Ippocampo (sede della memoria;
nota dell’autore) non serve a niente se non è accompagnato d’almeno un po’ di
Talamo (parte emozionale del cervello; ancora l’autore).
Lui è un teorico ed osserva il potere.
Un giorno mi ricordo che gli parlai d’una
registrazione archiviata su Youtube in cui si vedeva Berlusconi invitato ad un
talk show condotto da due giornalisti a lui ostili. Tutta l’Italia s’attendeva
di vedere l’uomo di Arcore messo sulla graticola ma dovette assistere al
massacro che Berlusconi perpetrò ai danni dei due. Guardammo insieme l’emissione
e mi ricordo la sensazione d’ammirazione che Alain non riuscì a nascondere nei
confronti dell’uomo di potere capace a sovvertire il fronte ed ad annientare i
propri avversari con le sue capacità dialettiche.
Continuo a divagare.
Il fine giustifica i mezzi.
Fu questa la genialità di
Machiavelli, teorizzare ciò che tutti i potenti fanno ed hanno fatto da
sempre.
Per quanto ne riconosca il genio non riesco a farmelo piacere.
Ciò che
teorizza nel suo “Il principe”, il suo riferimento era Cesare Borgia, è il
modello del politico senza scrupoli, un essere crudele governato da una gran
sete di potere sugli altri uomini. Per questa analisi il politico-scrittore è costantemente ricordato e citato tanto che dal suo nome è stato coniato un aggettivo presente in molte lingue.
Io mi contrappongo eticamente ai suoi ammiratori e ad Alain che nutre un forte interesse nei confronti di chi fa del potere una religione.
Io preferisco vedere in Machiavelli
il politico che sognava un'Italia repubblicana, l’insigne avo del piccolo
Mazzini. Il suo cinismo e la diffidenza nei confronti dell’uomo preferisco
ignorarli.
D'altronde io ho un Ippocampo piccolo
piccolo e mi vanto d'avere un grosso Talamo. L’opposto d’Alain, forse per questo lavoriamo
assieme da sette anni.