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giovedì 6 febbraio 2014

In morte di Robert Dupont



Qualche giorno fa è morto uno dei direttori generali del mio Gruppo.
Non aveva neanche sessantanni. Un manager, come tanti.
E' morto a casa, la mattina.
Certo, un dramma per la sua famiglia per i suoi cari.
Ho avuto modo di lavorare con lui. Una persona a modo, un po' troppo ossessionata dai cavilli ma forse non era un difetto, anzi un pregio per un manager perché il diavolo è nei dettagli!
Da dove viene questo proverbio? Onestamente non lo so ma vi consiglio e v'indirizzo verso una divertente pagina "facebook" postata da Cirillo Tonelli, architetto ed estimatore dei dettagli. Non è complicato scovarlo, dopo una facile ricerca, per chi è dentro questo social network.
Divago, come al solito.
Vorrei tornare al direttore generale defunto.
Non m'interessa celebrarlo né denigrarlo in quanto sarebbe sconveniente per due motivi: primo, non potrebbe difendersi perché non è fra i miei lettori e non parla l'italiano; secondo, soprattutto perché è morto.
Ciò che m'interessa, invece, ed osservo è il comportamento di noi tutti sopravvissuti e giornalieri frequentatori della sede del Gruppo.
L'evento è stato annunciato con un comunicato interno diffuso ai quadri dirigenti attraverso un e-mail flash dell'amministratore delegato:
E' con profondo dolore che v'annuncio la morte di Robert Dupont, il decesso è avvenuto questa mattina. Di fronte a questo dramma io condivido la pena e m'associo al profondo dolore della famiglia, dei suoi parenti e di tutti i collaboratori della nostra Società ed in particolare quelli della sua attività.
Il Gruppo ed il consiglio direttivo di cui era membro, perde un gran professionista, appassionato e molto attaccato alla sua attività ed alla sua divisione. Firmato Frédéric de Robobat
Preciso: quando Robert era in vita Frédéric non poteva vederlo neanche dipinto.
Certo, leggere questo comunicato dopo aver visto monsieur Dupont il giorno prima ha destabilizzato tutti. Chi lavorava quotidianamente con lui è stato certamente scosso e come non avrebbe potuto esserlo?
Io ho avuto l'impressione che la brutta notizia abbia prodotto una forte reazione emotiva anche ai dirigenti che gestiscono il Gruppo, insomma le alte sfere ... in certi casi direi, gli alti palloni!
Insomma abbiamo scoperto (ebbene sì, anch'io mi colloco fra essi) che gli eventi mortali esistono e colpiscono anche chi ha un autista ed uno ufficio più grande degli altri. Insomma  la morte se ne frega della gerarchia ... ed è normale che sia così, perché meravigliarsi?
Perché il tragico evento ci ha reso coscienti che la protezione in cui noi ci sentiamo circondati è effimera ed illusoria.
Benvenuti sulla terra, signori!
Una delle abitudini egregie  che contraddistingue il Gruppo è quello di parlare sempre di sicurezza sul lavoro fin dalle prime slides delle presentazioni. Si mostrano grafici che mostrano la riduzione degli incidenti e, per fortuna, anche di quelli mortali. Sempre più raramente, ma sempre qualcuno se ne verifica nel corso dell'anno. Questi risultati sono attribuibili alla costante opera dei responsabili della sicurezza.
Quando però vengono fatte delle presentazioni, in cui sono descritti incidenti sul lavoro, c'è chi azzarda un'espressione di circostanza che dovrebbe tradire un coinvolgimento emotivo ma, di fatto, tutto questi eventi sono troppo lontani per veramente impressionare. Quale emozione può dare un grafico od una statistica? Di fatto pensiamo che la morte riguardi gli altri, non noi.
Da quando Robert ci ha lasciato incontro i colleghi delle grosse sfere (o palloni, in alcuni casi) che mi dicono:
- Hai visto cos'è successo? Ho deciso che passerò  più tempo con i miei figli! -
Del tutto normale, penso, ci voleva la morte di Robert per fartelo dire?
Ma in un'azienda alla lunga questo tipo d'insicurezza non è accettabile, non per gli dei dell'Olimpo ed ecco che con tono mesto, attraverso un e-mail, il solerte direttore Risorse Umane scrive:
Il Gruppo ha domandato al gabinetto Exhortatio d'intervenire a partire da lunedì presso i dipendenti ed i manager che vogliono sostenere psicologicamente i loro collaboratori. Il gabinetto Exhortatio è l'organizzazione che ci accompagna nella gestione dei rischi psicosociali in ambito sociale e nella formazione nella prevenzione dello stress sul lavoro. La loro specializzazione è anche il sostegno delle persone in un organizzazione colpite da eventi traumatici. Firmato Serge Pasquier
Ma dov'è il sano senso del ridicolo?
Scusami Robert, ma dopo la lettura di questo comunicato sono scoppiato a ridere e non devi prendere questa reazione come una mia mancanza di rispetto nei tuoi riguardi, perché questa non proviene da parte mia ma di chi ha ideato l'e-mail di cui sopra.
Infatti la solerzia che spinge d'occuparsi dello stato emozionale dei dipendenti non risiede nell'umanitarismo ma nel timore che possa verificarsi una caduta della spinta produttiva, una flessione della motivazione: non pensate alla morte, vi distrae! Vi forniamo gli argomenti per evitare che voi riflettiate troppo sul significato della vita. Che spreco d'energia! Se cominciate a pensare che le vostre posizioni sono effimere di fronte alla morte, come facciamo a motivarvi?
Insomma, Robert la tua morte è inopportuna perché disturba e ci fa ricordare che siamo solo dei semplici mortali.
Una cosa è sicura, caro ex-collega, dietro tutte queste facce contrite ce ne sono di sicuro diverse che nascondono la speranza di prendere il tuo posto a capo della divisione.
Per quanto mi riguarda io ti auguro di passare un'eternità felice dove la falsità degli uomini non potrà essere neanche un ricordo.
Amen.

P.S.: quando ci rincontreremo, se ci rincontreremo, ti prometto che non discuteremo di conti economici, né di produttività ... non so di cosa parleremo o se neanche parleremo ... perché devi sapere, caro Robert, non è affatto sicuro che ci sia un Aldilà, dove tutti si ritrovano ... ma che stupido che sono! ... in questo momento tu lo sai certamente!