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domenica 4 maggio 2014

Il pranzo degli acciaccati.


Ieri mio nipote mi ha telefonato, anzi gli ho telefonato io ... come tutti quelli della sua generazione: ti fanno una squillo e tu devi chiamarli.
- Ciao zio, come stai? -
- Bene e tu? -
- Bene, bene ... volevo farti un salutino. Sono qui a Milano per qualche giorno ed ho pensato a te. -
- Bravo, è gentile da parte tua ... sei il mio nipote preferito! -
- Non vale, lo dici a tutti! -
- Beh ... io vado a cicli ... c'è quello tuo, poi quello di tua sorella ... dell'altra nipote ... e così via. -
- Sei forte zio, hai una risposta per tutto. -
- Tu sei forte, tu che sei giovane. Come va? ... allora cucini? -
Mio nipote ha intrapreso la carriera del cuoco. E' bravo ma ancora un po' pasticcione ma noi in famiglia vediamo in lui germogliare il seme del genio.
- Certo ... mi hanno preso in un ristorante a Gallipoli. Ci lavoro fino a settembre. Ieri, comunque mi ha fatto lavorare il nonno. Ha voluto che gli preparassi dei piatti per il pranzo degli acciaccati del mercoledì. Ho preparato delle lasagne con la crema d'asparagi e dei saltinbocca alla romana. Sono restato anch'io a pranzo ... sapessi zio! ... mi dovevo dare dei pizzicotti per non scoppiare a ridere. Son troppo forti quei vecchietti! -
Devo delle spiegazioni per chi non fa parte del cerchio della nostra famiglia.
Il pranzo degli acciaccati è un evento inventato da mio padre. Si celebra ogni mercoledì e partecipano, oltre mio padre, sei - sette adepti selezionati per cooptazione. L'età media è sopra gli ottant'anni. Il più giovane ne ha settantacinque (è il menestrello poiché suonatore di chitarra) mentre il più anziano novanta (è l'artista poiché buon pittore).
Io non ho mai partecipato a quelle allegre riunioni (e neanche i miei fratelli) ma solo occasionalmente i miei figli ed i miei nipoti.
Quindi le notizie che si hanno provengono dai nostri ragazzi quando li spiamo mentre si raccontano fra di loro le esperienze vissute fra gli anziani.
Sembrerebbe che mio padre occupi sempre il suo posto di capotavola, davanti a lui le due ali di convitati. Insomma la sua corte ... dei miracoli ... perché non c'è uno solo che non lamenti dei problemi di salute ... da qui il nome dato al pranzo, degli acciaccati per l'appunto.
Mio padre si chiama Cesare e penso che sia stato vittima del suo nome perché ha sempre creduto d'essere la reincarnazione del personaggio storico malgrado che la vita non gli abbia mai dato l'opportunità di provarlo. Un mio amico, Michele, quello stesso che dava dei nomignoli a tutti (vedi il racconto "il Pipa"), lo chiamava (lo chiama ancora) l'Imperatore!
Telefono a mio padre.
- Ciao papà come va? -
- Male. -
Chi ben comincia è a metà dell'ovra. Cerco di cambiare discorso.
- Com'erano le lasagne con la crema d'asparagi? -
- Buone. -
Uhmmm ... monosillabi.
- Tuo nipote m'ha detto che hai fatto un altro cazziatone al povero signor Sergio. -
E' un signore ultraottantenne con qualche problema fisico di deambulazione e particolarmente taciturno.
- Per forza è un cretino! ... viene, mangia e non parla mai ... gli chiedo se gli piace il cibo e lui mugugna! -
- Ma se lo tratti così non verrà più? -
- Verrà, verrà ... me l'ha detto Lucia. -
La figlia dell'artista novantenne.
- Perché lei? Fa anche lei parte del club degli acciaccati? -
- No. Ma lei ascolta quando Mario telefona e poi gli conferma ciò che l'interlocutore ha detto ... sai lui è un po' sordo. Mario ha telefonato e Sergio ha detto che sarebbe venuto ... Lucia ha confermato. -
- Ah, capisco. -
- Eppoi, adesso c'è un motivo in più ... dovremo commemorare Gianni che se n'è andato. -
- Il signor Gianni! ... è morto! -
- Certo che è morto ... aveva fatto già tre infarti! -
- Mi spiace, papà ... non sapevo. -
- E' la vita ... figliolo! -
Non si sa mai cosa dire in questi frangenti. Improvviso.
- Vi mancherà al vostro pranzo ... -
- Sì, certo ... lo celebreremo la prossima volta ed al contempo festeggeremo il nuovo entrato. -
- Lo sostituite di già? -
- Certo che lo sostituiamo ... ho la coda fuori la porta ... è un privilegio far parte del "Accia Club"! -
Sorrido.
- Non lo metto in dubbio. -
- Mi fai avere quel bordeaux che mi piace tanto? ... sai, è per Gianni! -
- Certo, è per Gianni ... papà. -