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mercoledì 14 maggio 2014

Charles de Gaulle e Fontanarossa


Sono all'aeroporto, attendo l'imbarco.
Certe volte mi reco a Charles de Gaulle con buon anticipo non perché tema di perdere l'aereo ma per sedermi in un angolino ed osservare la gente che affolla quel luogo.
Essendo un gran viaggiatore ho acquisito il diritto d'andare nel lounge della business class ma non ci vado volentieri. Giusto per bere un caffè o per fare colazione quando il volo è mattiniero. Esco quasi subito e m'aggiro per l'aeroporto o mi siedo vicino al gate tenendo d'occhio l'imbarco e godendomi lo spettacolo dei viaggiatori.
Quant'è bello osservare gli altri!
Cerco d'entrare nella loro vita come un ladro, in silenzio ed attraverso loro cerco d'arricchire la mia galleria di personaggi.
Da quale paese provengono? Sono abbastanza bravo a rispondere alla domanda quando si tratta d'europei. Mi trovo molto più in difficoltà con gli asiatici e con gli africani. Anche con i sudamericani non d'origine europea ad essere sincero!
Dovrei ampliare la mia capacità di discernere. Forse dovrei passare ancora più tempo negli aeroporti?
La seconda domanda è: che mestiere fanno?  Mica facile capirlo, soprattutto quando la gente viaggia in veste di turista! La terza, quella che mi piace di più, è: quale personalità nascondono?
Su quest'ultima mi soffermo di più e m'impegno per trovare la buona risposta.
Quel signore è un incazzoso? E quella signora con quel fare perbenino è di fatto un'assatanata a letto? Il ragazzo con quella camminata dinoccolata è uno che ama lo sport? ... e l'uomo al telefonino? Sta parlando alla sua amante? Quel prete è un parroco di provincia? Quella donna con l'aria così altera è poi veramente una stronza? ... ... ...
Da quando coltivo la passione dello scrivere (forse da sempre) osservo i miei consimili. Alcuni, quelli con i comportamenti più atipici, cerco di memorizzarli. Da qualche mese (l'età che diventa sempre più matura lo giustifica) ho preso l'abitudine d'annotare su un libricino giallo i "tipi" che m'attirano. Giusto qualche parola che possa aiutarmi nel richiamare alla memoria i gesti dei miei inconsapevoli attori. Quando mi concedo alla scrittura ricupero quei ricordi e, attraverso essi, creo dei personaggi che di fatto sono l'insieme di molte altre persone. Non faccio niente d'originale poiché quasi tutti gli scrittori devono seguire lo stesso mio processo. Quindi la famosa frase "Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale" riportata alla fine dei romanzi è puramente falsa. Niente è casuale ma tutto è premeditato in uno racconto.
Basta ipocrisie, cari autori! Quando fate uccidere qualcuno che casualmente sembra il vostro vicino (sì, quello stesso che ascolta  della musica Metal Rock alle cinque di ogni mattina) non è per caso ma si tratta d'un omicidio premeditato e volontario che, se fosse veramente eseguito, non vi salverebbe dall'ergastolo! ... e senza neanche far valere le attenuanti generiche! Noi scrittori o presunti tali siamo tutti dei psicopatici!
Comunque bisogna dirlo: all'aeroporto di Parigi i viaggiatori devono essere ben osservati per poter derubarli di ciò che nascondono dentro! In un aeroporto del Sud dell'Italia, no ... non c'è bisogno di far troppo fatica perché, anche se non ne avete voglia,  sono loro che vi spiegano chi sono o vi procurano così tanti indizi che non avete bisogno di fare molta fatica per catalogarli. Il furto è più facile, sembrerebbe quasi che la gente ami farsi derubare dei propri segreti. 
Per esempio, avete mai fatto la coda prima del controllo bagagli all'aeroporto Fontanarossa di Catania? Un'esperienza unica. Non dico che sia piacevole ma certamente unica!
Come ci si accorge che si è a Catania e non a Roissy (paese che ospita l'aeroporto Charles de Gaulle)? No, non per gli edifici e neanche per il numero degli aerei ... troppo facile ... ma per la coda prima dei controlli di sicurezza!
Cosa la contraddistingue?
Prima caratteristica: la lunghezza. A Fontanarossa la fila è sempre chilometrica in ogni ora del giorno di qualsiasi anno. Fino a qualche mese fa era caotica adesso, in verità lo è meno poiché da qualche mese si è scoperto anche in Sicilia la coda a  forma di serpente.
Seconda caratteristica: gli accompagnatori. Affollano spesso l'ingresso delle file. C'è un'affezione particolare fra la gente del Sud e per questo i distacchi sono lunghi e cerimoniosi. Forse i lontani ricordi d'intere famiglie emigrate in paesi lontani giustifica ciò. Quindi  l'etichetta locale obbliga l'attesa e non si lascia il parente, il conoscente o l'amico fino a quando non si è sicuri che parta. Capita anche che in alcuni casi gli accompagnatori/trici sono così ostinati che seguono l'accompagnato finché non si trovano davanti alla solita signorina (scontrosa e maleducata) che, sbarrando il passaggio, chiede il boarding pass. Non vi dico il caos prodotto dagli accompagnatori/trici quando devono tornare indietro percorrendo all'incontrario la fila.
Terza caratteristica: il cicaleccio della gente. Non è difficile conoscere i fatti altrui perché, mentre la coda si snoda, la gente parla e, anche se la buona creanza suggerisce di non ascoltare, si finisce sempre per raccogliere delle frasi. Quindi alla fine del percorso a serpente si sa tutto su zio Pippo che soffre d'infiammazione della prostata, su sua moglie che ha avuto una forma di dissenteria che è durata due giorni (non si capisce se le due cose sono legate), sul raccolto del giardino di limoni, sulle nozze della nipote che s'è sposata con uno di Milano, sul figlioccio che è entrato nei carabinieri, sulla badante di zia Carmela che è rumena ... ... la prima conseguenza di ciò è il venir meno dell'esigenza di rubare i segreti della gente, tipica dell'aspirante scrittore. Gli si offre tutto su un piatto impigrendolo mentalmente e favorendo il progredire della demenza senile. Forse per questo motivo ci sono tanti scrittori meridionali? Sono più facilitati rispetto ai loro colleghi nordici nella raccolta di spunti per le loro storie?
Quarta caratteristica: l'ansia di fronte ai controlli. I tapis roulant dei raggi x ed i metal detector scatenano il cronico timore dei meridionali d'essere sottoposti al benché minimo test. Le scene si ripetono e denotano la diffidenza dei passeggeri.
La domande sono sempre le stesse: chi s'appropria dell'acqua, del profumo, del deodorante, della crema di bellezza che superano  i 100 ml e di cui non è permesso il trasporto a bordo? Chi si prende la forbicetta? Ed il coltellino svizzero?
I sospetti cadono immancabilmente sui controllori che hanno l'immagine di approfittatori. Non è infrequente che gli accompagnatori che hanno risalito la fila siano di nuovo richiamati indietro per poter consegnare a loro l'acqua, il profumo, il deodorante, la crema di bellezza, la forbicetta ed il coltellino ... Insomma attraverso quei controlli si vivono sofferenze talvolta insopportabili anche se temporanee.
Avete mai osservato lo sguardo sofferente delle signore che devono separarsi dai loro gioielli e depositarli nell'apposita vaschetta? L'apprensione che si legge negli occhi delle dame merita una segnalazione alle organizzazioni umanitarie mondiali. Ma come si fa a separarsi della collana della zia Carmela (la stessa che ha la badante rumena) riponendola dentro un vassoietto che sparisce a sua volta dentro una macchinetta dalla tendina di plastica nera? E se poi qualcuno se l'arrobba?
Ma tutta la mia simpatia va a colui/colei che, prima di passare attraverso il metal detector, osserva con sguardo spasmodico il bagaglio a mano attraversare i raggi-x e chiede all'addetto:
- Vado a Milano a trovare mio nipote che vive lì e si sta prendendo la lauria in incegneria. Che fa? Ce la posso portare due chili di sasizza col finocchietto?
... ... semplicemente grandioso!
Chiamano il mio volo.
Mi alzo e mi metto in colonna per l'imbarco. Una fila francese, non catanese.
Però, diciamocelo, il nome dell'aeroporto di Catania è più bello di quello di Parigi!
E se invece d'intitolarlo a Charles de Gaulle lo chiamassero Fontain Rouge?
Très charmant, n'est-ce pas?