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mercoledì 7 maggio 2014

Catania is happy too

Foto: Serate in famiglia

L'uomo delle rose entra nel ristorante. Un indiano ... anche qui a Catania.
S'avvicina ad una coppia che gli fa cenno di no.
Guarda in direzione del nostro tavolo, anche io gli faccio un gesto che lo scoraggia ad avvicinarsi.
Gl'invitati alla cena del mio compleanno parlano fra di loro. Io non li ascolto ed il mio sguardo vaga all'interno del locale. Oggi dovrei entrare nel mio cinquantanovesimo anno della vita ... mia madre e mia zia mi dissero che nacqui intorno alle sei e mezza del pomeriggio ... guardo l'orologio: quasi le dieci. Eh sì, sono già dentro al cinquantanovesimo! Chissà come me lo gioco quest'anno? ... se me lo giocherò ...J
- Signor Italo, ha bisogno di qualcosa? - mi chiede il cameriere.
- No, niente. Va tutto bene, grazie Alessandro. - gli sorrido. Gli voglio bene. Ha gli occhi dolci di chi ancora si sa stupire. Lavora da quando aveva tredici anni. Adesso ne ha ventisette quanto il mio primogenito. Sono amici ed è mio figlio che ha voluto portarmi nel ristorante dove lavora. Lo chiamano Papone un po' per la sua stazza ed anche per il suo carattere gentile ed accomodante. Fra gli astanti sono l'unico che lo chiamo col suo vero nome.
Lascio ancora girovagare il mio sguardo attorno a me ... quando la mia attenzione torna sulla nostra tavola scopro che i miei invitati si sono tutti alzati, sono solo con mio figlio.
- Sono andati a fumare. - mi dice mio figlio che siede di fronte a me. Mi sorride quasi per scusare la mancanza d'etichetta dei suoi amici.
- Ah capisco. - gli sorrido anch'io. Entrambi sappiamo che certe regole c'impedirebbero di fare altrettanto anche se fossimo fumatori.
- Come va, papà? -
- Bene, tutto bene. -
- Piaci ai miei amici. -
- Anche loro, mi piacciono. Gente genuina ... gente che si spacca la schiena. -
Ritornano portando con loro quell'odore di nicotina che disturba le mie nari da quando ho smesso di fumare. Come tutti gli ex sono divenuto una specie di talebano e non risparmio le mie reprimenda a chi s'ostina a drogarsi di tabacco.
- Ma siete sicuri che fumare sia intelligente? -
Sì, forse non dovrei essere così diretto e quasi offensivo ma in fin dei conti è il mio compleanno e loro sono i miei invitati!
Ridacchiano con fare imbarazzato.
- No, non è intelligente ... ma è più forte di me: fumo da quando avevo nove anni. Da quando ho cominciato a lavorare. - mi dice Carmelo, sessantatré anni e custode dello stadio Massimino.
Sua moglie si chiama Carmela, anche lei fumatrice. Bravissima cuoca in un ristorante etneo. Sono il papà e la mamma della ragazza di mio figlio.
- A nove anni, hai cominciato? -
- Parli del lavoro? ... eh certo, non c'erano soldi a casa! Quelli che guadagnavo li portavo a mia madre. La stessa cosa facevano i miei fratelli. -
Lo guardo, doveva essere un bell'uomo da giovane ... bellezza sicula.
- E cosa facevi? -
- Il picciotto in un bar. -
Io me li ricordo quand'ero bambino i miei coetanei che servivano ai tavoli. Vedendoli io mi sentivo a disaggio (notare che m'hanno vestito con i pantaloni all'inglese ed i calzettoni fino a quasi l'età di quattordici anni! I ragazzetti che lavoravano portavano molto prima i pantaloni lunghi per dissimulare la loro età).
- Altri tempi ... non si era lontani dalla fine della seconda guerra mondiale. Io ricordo ancora a metà degli anni sessanta gli edifici distrutti dalle bombe. La ricostruzione in meridione è arrivata più tardi. -
- O te ne andavi via o se restavi qui e facevi i lavori che Catania t'offriva. -
Sembrano lontani quegli anni ... me li ricordo, sono stati tanto istruttivi e mi hanno fornito il bagaglio sensoriale che mi ha permesso di navigare su questo mondo.
Il meridione per me, in termini d'esperienza umana, è più ricco rispetto al resto dell'Italia. Vi è maggiore commistione degli strati sociali. Le barriere sono meno invalicabili ed è possibile conoscere l'umanità nella sua interezza. Quando studiavo in Sicilia nelle mie classi c'era il borghese, il proletario, il contadino, il sottoproletariato, chi aveva in famiglia un pregiudicato. Si cresceva insieme ed indirettamente s'apprendeva un po' degli altri. Nel mio liceo a Milano eravamo tutti dei borghesi ... qualcuno più ricco, altri più poveri. Certo la conoscenza del Latino e del Greco era ben superiore ma cosa apprendevo sui miei consimili! A posteriori mi dico fortunato per aver fatto il mio percorso di vita. 
Alla fine del liceo conoscevo le due realtà dell'Italia: il Nord ed il Sud. 
Guardo Carmelo e lo scuso d'essere un fumatore.
- Era dura ... vero? - chiedo.
- Certo che era dura! Mi pagavano una miseria. Un giorno chiesi a mia madre di prepararmi un thermos con l'acqua calda. Allungavo così i caffè che portavo negli uffici. Allora non esistevano le macchinette distributrici e gl'impiegati ordinavano le bevande ai bar. I caffè in più me li facevo pagare a metà prezzo dai commessi ed intascavo i soldi. -
Tutti ridiamo. 
- Ma che spirtuni, ma maritu (che furbo, mio marito; nota del traduttore)! - esclama Carmela.
- I soldi li riuscivo a fare anche con i cannoli mangiati a metà ... quando andavo a sparecchiare i piattini con i dolci sbocconcellati ci mettevo un mio capello. Dicevo al padrone che il cliente non aveva voluto pagare e ... m'intascavo il conto! -
- Ma così rubavi! - gli dice la figlia.
- Ma che rubavo! ... m'arrangiavo! ... eppoi a casa c'era la fame! -
- Eppoi, che hai fatto? - sono curioso.
- Di tutto, ma soprattutto ho cantato ... quello che mi piaceva fare ... mio padre non voleva, lo facevo di nascosto ... ho vinto anche a "La corrida, dilettanti allo sbaraglio", quando ancora la trasmettevano per radio. -
Il resto della cena trascorre nell'ascolto di Carmelo e del suo sogno di diventare un cantante.
- ... ancora due anni e poi andrò in pensione e smetterò di fare il custode dello stadio ... - conclude.
La commemorazione dei miei cinquantotto anni finisce con un brindisi in mio onore. Uno spumante siciliano ... ma sì ... viva la Sicilia! 
- A tutti noi! - dico alzando il calice.
Prima d'uscire ... il padrone del locale ci fa una foto ricordo ... ma sì! ... tanto so che andrà su Facebook, inutile resistere ... anch'io in un social network, con buona pace di Mark Zuckerberg!
Mio figlio mi riporta a Noto. 
Attraverso i finestrini dell'auto guardo i muri di pietra lavica, violati da manifesti strappati e sporcati da scritte incomprensibili. 
Viva la sporca, scura, caotica, violenta Catania!
Sì, anche Tu sei piena di fantasmi, li sento ... aspettatemi, tornerò ... tornerò per sempre e mi unirò a voi ... ci racconteremo le nostre storie.